giovedì 3 dicembre 2009

Sor Aqua

[...] Laudato si', mi' Signore, per sor Aqua,
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.

Laudato si', mi' Signore, per frate Focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.

Laudato si', mi' Signore, per sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti flori et herba. [...]

[Cantico delle Creature - S. Francesco d'Assisi]

Domenica sera non c'era acqua a casa. Niente di che: un tubo rotto nel primo appartamento per i volontari, riparato dagli idraulici della missione lunedì mattina. La situazione si è rivelata anche divertente: fare i turni per la doccia in una stanza libera nella casa dei padri, gente che girava con asciugamano, spazzolino e dentifricio come in campeggio. Sono bastate quelle poche ore, tuttavia, per farmi notare come gesti per me scontati, in realtà non lo siano. Non sempre.
Aprire il rubinetto per lavarmi i denti e la faccia, tirare lo sciacquone del water, aprire il rubinetto della doccia, o quello del lavello in cucina per preparmi il caffè.
Ogni volta a pensare: "E' vero, non c'è acqua." Non c'è acqua.

In this picha: a young girl catching water

Sono tante le donne e, in questo mese di "vacanza", i bambini che incontro al mattino con i loro secchi di plastica, di solito gialli, con cui vanno al lago a raccogliere l'acqua. Sono contenitori di olio da cucina riutilizzati all'infinito. Mi passano accanto con i loro pesi sulla testa, in perfetto equilibrio, la schiena dritta, senza mostrare fatica. I ragazzini si fermano a salutare. Le donne talvolta fanno una sosta per chiacchierare, senza appoggiare i secchi per terra.
Al mattino vedo anche alcune persone che fuori dalle loro case si lavano i denti con un pò d'acqua in una tazza di plastica. Non posso fare a meno di chiedermi se è acqua del lago o se è stata depurata. Ma non ci sono molte possibilità di depurare l'acqua, a Karungu.
La missione, subito dopo il cancello principale, ha due rubinetti per l'acqua. La gente fa sempre la fila, soprattuto al mattino e alla sera. Con 40/- [meno di 40 centesimi di euro] al mese si possono prendere 20litri di acqua del lago e 20litri di acqua depurata. Al giorno. I pazienti, invece, quando sono ricoverati possono sperimentare il piacere di avere acqua corrente a portata di mano. Nel prato all'esterno del children ward ci sono sempre alcune donne che lavano i vestiti dei bambini [e anche i propri] o fanno il bagno ai loro figli. I bambini in AIDS delle casette del Dala Kiye hanno docce e rubinetti, e il centro ha anche delle docce per tutti i ragazzini che frequentano la scuola e la missione camilliana.

In this picha: "bagnetto"!

Fuori, però, la maggior fonte di acqua è il lago Vittoria, questo lago immenso, affascinante, fonte di vita. Ma non certo perla di purezza. Eppure, la gente si accalca sulle sue rive, soprattutto durante il weekend. L'acqua del lago serve per lavare se stessi, i propri abiti, gli strumenti da cucina. Nel lago si lavano le bici, le moto, le macchine, i matatu, qualche volta anche gli autobus. Al lago si porta il bestiame per farlo abbeverare. Chi è fortunato, porta anche l'asino, su cui caricare i contenitori con l'acqua. Chi è molto fortunato, all'asino ci attacca un carretto e di contenitori ne porta una ventina alla volta, che poi rivende al mercato. Naturalmente, più lontano è il mercato dalla riva, più ci guadagna.

In this picha: people washing.. everything

Uno di questi mercati è a Otati, una ventina di km da Karungu, un villaggio inerpicato sulle colline. Qui vive, tra gli altri, mama Jackline. Lei e la sorella vendono omena al mercato, il martedì. Vivono insieme, hanno in tutto una decina di figli e nessun marito. Otati si trova sul confine tra Karungu e Gwassi, e così entrambe le località snobbano un pò questo posto. Mama Jackline l'abbiamo conosciuta in occasione di una mobile clinic, aveva portato alla visita di controllo il figlio più piccolo, ma chi aveva bisogno di un medico era il fratellino, Tony. Bello e tristissimo, sui 3 anni, aveva un braccino con un'ustione tremenda. Ripresoci dallo stupore che questa donna non avesse pensato di portare il piccolo in ospedale, ce lo abbiamo portato noi. Qualche tempo dopo il nostro primo incontro, sono tornata ad Otati e mama Jackline mi ha accompagnata a casa per farmi vedere che Tony stava meglio. La loro casa non è molto diversa da quelle della maggior parte della gente della zona. In un angolo, c'erano tre grossi barili d'acqua, che dovevano servire per tutta la famiglia. "Da dove prendi l'acqua?" le abbiamo chiesto. "Dal lago." E pazienza se è a 20km. Se per raggiungere Otati la strada è tutta in salita. Se nella stagione delle piogge c'è un fango tale che a fare 100mt ci metti anche 10 minuti. E allora comincia ad apparire meno sorprendente che mama Jackline non abbia portato il suo Tony in ospedale. Perchè se ti svegli al mattino e il problema principale è come andare a raccogliere l'acqua per te e per i propri figli, un braccino ustionato passa in secondo piano.
Perchè l'acqua dovrebbe essere "uguale per tutti". Ma come molti altri diritti, non lo è. E se chi di dovere [e di potere] non lo capisce, non ci resta che tenerci stretto il nostro contenitore giallo.

In this picha: yellow containers and young girls
Special thanks for all these picha: [la me zia] Renata

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