lunedì 29 novembre 2010

Tery, Tedy & friends

In perfetto african time, a pochi mesi dall'inaugurazione ufficiale, il nuovo reparto di maternità e ginecologia del St. Camillus M. Hospital è pienamente operativo dai primi di novembre. Da fine agosto, inoltre, il nuovo edificio ospita l'ambulatorio per la PMTCT, il programma di prevenzione della trasmissione del virus dell'HIV/AIDS dalla mamma al bambino. E l'andirvieni di donne col pancione mi strappa sempre un sorriso. Adoro le mamme. Sponsorizzato dalla Cooperazione Italiana, in collaborazione con Salute&Sviluppo (Roma) e Pro.Sa (Milano), le due ONG dei Camilliani, la costruzione ci ha preso due anni e mezzo di lavoro. E non solo.
Nonostante i parti in ospedale siano ancora molto pochi rispetto al numero di neonati che vedo quotidianamente a Karungu, la media è aumentata in questi ultimi anni e si spera che le attività di sensibilizzazione ed educazione fatte diano i loro frutti.
Ieri girovagavo per il reparto, e ho conosciuto quattro nostre pazienti con i loro piccoli. Tra i primi nati nella nuova struttura, ci sono due coppie di gemelli, in due stanze una di fronte all'altra: speriamo sia di buon auspicio!
In passato, avere gemelli era visto come una sorta di maledizione. Come spesso accade, quando succede qualcosa di diverso dall'ordinario, si dava la colpa ad un destino infausto. Per tradizione, ci si prendeva cura solo di uno, mentre l'altro veniva spesso trascurato, portandolo talvolta alla morte.

In this picha: Tery&Tedy with their mom

Oggigiorno la pratica è caduta in disuso, ma avere due gemelli rimane una situazione non facile. Quando stamattina sono andata a farle una foto, non potevo ignorare lo sguardo tra l'affettuoso e lo spaventato della mamma di Tery e Tedy: nei suoi occhi era chiaro l'amore per quei due fagottini. Ma nè lei nè il marito parlano inglese, il che significa che non sono mai (o quasi) andati a scuola. Non ho potuto evitare di chiedermi che lavoro fanno, se ce l'hanno. E come faranno a far crescere i loro bambini. Ma ogni cosa al suo tempo; per ora i gemelli, un maschietto e una femminuccia, dormono beati in braccio alla loro mamma. Sono adorabili. Come gli altri piccoli ospiti, del resto. Purtroppo, non vi posso presentare gli amici di culla di Tery e Tedy, perchè i loro genitori non hanno ancora deciso come chiamarli. Niente di strano, a Karungu. A volte si aspettano settimane, se non mesi. Questo accade soprattutto quando i bambini nascono a casa. Fino a quando non ci si reca a registrarli, il nome è un aspetto secondario, e può anche subire delle variazioni nel tempo, fino alla decisione definitiva.


Di solito, un bambino luo prende tre nomi. L'ultimo è quello del padre o della famiglia o del villaggio di appartenenza. Il primo nome è quasi sempre di origine cristiana o comunque occidentale. I nomi più in voga per le femmine sono Mercy, Faith e Vivian, mentre tra i bambini spopolano John, William e Samuel, per dirne alcuni. Talvolta, i genitori si fanno prendere dal personaggio del momento: Elvis Presley fa il pescatore a Sori; James Brown abita appena fuori l'ospedale; Bill Clinton è stato ricoverato con la malaria (e c'è stata pure una Monica Lewinsky); Churchill e Kennedy vivono nelle casette del Dala Kiye; un altro Kennedy fa il giardiniere alla missione; Equator e Land Cruiser sono nella lista delle famiglie sponsorizzate per il NHIF, l'assicurazione sanitaria. Di recente, ho perso il conto dei piccoli chiamati Barack, Obama o Michelle. Naturalmente, non mancano i bambini che hanno preso i nome dei religiosi camilliani: a Karungu c'è più di un Emilio, Mario, Alba (per Albano) e Alex. In questi ultimi anni, sono nati varie Lauren, Christine, Kayla, Amanda e Angela. E di sicuro nascerà qualche Emily, la nuova infermiera volontaria del CMMB che si ferma un anno a Karungu.

La scelta del nome crea anche momenti bizzarri: Kayla ha aiutato una famiglia di Otati. La mamma ha deciso, per ringraziarla, di chiamare la sua bimba come la giovane mzungu, salvando la piccola dal vedersi registrare come DotCom. Steve, un infermiere del SCMH e amico di Amanda, quando la moglie ha partorito un maschietto ha ovviato il problema chiamandolo Ailleo, che di Amanda è il cognome. Anche un mio amico voleva chiamare la sua bimba Zanella ma, papà perdonami, non mi sembrava il modo migliore di tramandare il nome di famiglia! E a proposito di famiglia, a Karungu ci sono anche un baby Paul e una baby Ann, come i miei genitori.
Nella tradizione luo, il nome più usato è il secondo, che indica il momento della giornata, le condizioni atmosferiche o la situazione particolare in cui il bimbo è nato. Di solito, il nome luo di un maschio comincia per "O", quello di una femmina per "A". I più comuni sono:

- Otieno/Atieno = nato di notte
[Otieno = Notte]

- Odiwuor/Adiwuor = nato a mezzanotte
[Odiwuor = Mezzanotte]

- Owuor/Awuor = nato tra mezzanotte e l'alba
[Wuor = Oscurità, buio]

- Omondi/Amondi = nato all'alba [5-6am] o prima del tempo previsto
[Mondo = presto, ma anche prima del tempo, in anticipo]

- Okinyi/Akinyi = nato dopo l'alba [6-10am]
[Okinyi = Mattino]

- Onyango/Anyango = nato di mattina [10am-12]
[Nyango = Prima parte del giorno, mattino]

- Ochieng/Achieng = nato quando il sole splende [12-4pm]
[Chieng = Sole]

- Odhiambo/Adhiambo = nato nel tardo pomeriggio, sera, dopo il tramonto [4-7pm]
[Odhiambo = Sera]

- Okoth/Akoth = nato nella stagione delle piogge, mentre pioveva
[Koth = Pioggia]

- Ooro/Aoro = nato nella stagione secca
[Oro = Secco, ventoso]

- Oluoch/Aluoch = nato in un giorno di nebbia, foschia
[Luoch = nebbioso]

- Odoyo/Adoyo = nato durante la preparazione dei campi
[Doyo = estirpare]

- Okomo/Akomo = nato in tempi prosperi/durante la semina
[Komo = seminare]
L'idea è che la semina è un momento positivo, in cui la famiglia spera di avere un buon raccolto e avere di che sfamare i propri figli.

- Okeyo/Akeyo = nato durante il raccolto
[Keyo = raccogliere]

- Okech/Akech = nato in tempi di carestia
[Kech = carestia]

- Opiyo/Apiyo = primo nato tra due gemelli
[Piyo = Primo, più veloce]

- Odongo/Adongo = secondo nato tra due gemelli
[Dong = Ultimo]
Oggiogiorno, alcune coppie non seguono questa tradizione in caso di parto gemellare, perchè è qualcosa legato al passato e non vogliono che il primo nato abbia maggiori diritti del fratello.

- Okello/Akello = nato dopo una coppia di gemelli
[Kelo = Nuova generazione]

- Ouma/Auma = nato podalico
[Uma = verso il basso]

- Owino/Awino = nato con il cordone ombelicale intorno al collo
[Wino = Corda]
Il nome viene usato anche quando un bambino nasce nel periodo in cui il grano è maturo e si vede la parte fibrosa della pannocchia, che può essere utilizzata per realizzare delle corde naturali.

- Odero/Adero = nato vicino al granaio
[Dero = Granaio]

- Ooko/Aoko = nato fuori dall porta, all'esterno
[Oko = Fuori, esterno]

- Okumu/Akumu = nato misteriosamente
[Kum = Punizione]
Il nome viene assegnato quando un bambino è concepito subito dopo la nascita del fratello. La tradizione impone, infatti, un periodo di astinenza dopo il parto. Se una donna rimane incinta subito, invece, significa che la coppia ha infranto le regole e quindi il bambino sarà una specie di punizione per la famiglia. E' considerata una nascita misteriosa perchè così vicina alla precedente da far pensare che la donna non abbia ricominciato ad avere il ciclo mestruale tra le due gravidanze.

- Owiti/Awiti = Gettato
[Wito = abbandonare, rifiutare]
Capita che la madre rifiuti in un primo momento un bambino nato da un parto molto difficile. Oppure che il bambino vengo abbandonato, per le più svariate ragione. Questo nome viene anche dato, però, a chi nasce dopo una serie di aborti o bambini morti in tenera età.

- Ochola/Achola = nato dopo la morte del padre
[Chola = nome di un rito]
In passato, in caso di morte del marito, dopo il funerale la moglie doveva trascorrere un periodo con i suoi genitori. Dopodichè, veniva sacrificata una mucca e la donna poteva tornare a casa, portando con sè parte della carne macellata.

- Obura/Abura = nato durante un funerale
[Bur = Buco, fossa]

Il mio nome luo è Akinyi, perchè sono nata alle 7 del mattino. E voi?

sabato 20 novembre 2010

Inside the community: Home Based Care

C'è un altro mondo. Ed è in questo, diceva Paul Eluard.
E' esattamente questa la sensazione che si ha incontrando la comunità di Karungu e dintorni. Un mondo a volte incomprensibile, altre affascinante, un mondo lontano e vicino, un mondo che offre sempre motivo di imparare, un mondo che a volte si vorrebbe cancellare. Un mondo, in ogni caso, degno di rispetto.
Una delle attività del St. Camillus M. Hospital è l'Home Based Care: l'ospedale ti viene direttamente a casa. Gli operatori sanitari lavorano con la comunità in diverse aree non troppo lontane dalla missione e visitano settimanalmente alcune famiglie. In particolare, l'idea dell'assistenza a domicilio è nata come servizio per le donne in gravidanza o con bambini piccoli, ma si estende anche alle altre famiglie in difficoltà o particolarmente povere.
Questa settimana ho accompagnato Irene, una delle nostre operatrici comunitarie, in una delle sue visite sulla zona collinare nei pressi di Lwanda, una manciata di chilometri da Karungu.
Come spesso accade, la vista sul lago Vittoria è spettacolare e il villaggio è circondato da un susseguirsi apparentemente infinito di verdi colline. Ma a parte ciò, la vita è dura da queste parti. Il lago sembra un miraggio irrangiungibile, ed è la principale fonte d'acqua. I fili della corrente elettrica rompono l'armonia del paesaggio, ma non saprei dire quante famiglie possono accedere al servizio. La strada è di terra e quando piove risalire la collina non dev'essere semplice.
Eppure, come spesso accade, la gente è ospitale e accogliente, sempre pronta a invitarti a casa e a raccontare la loro storia. A volte così inconsueta per chi non vive qui, da sembrare inventata come i nomi che userò. E invece sono semplici storie di vita quotidiana.
Abbiamo incontrato Mary, giovane sposa circondata da una decina di bambini. Solo metà sono suoi, gli altri sono i figli della co-wife, la seconda moglie del marito. Oggi non sono a casa: lui ha una moto e lavora come boda-boda, come "taxi" a Sori e dintorni, lei è andata al mercato a vendere i prodotti che coltivano nell'orto, lo shamba.
Mary è rimasta a casa con i bambini, di cui si prende cura come se fossero suoi. Un'allegra e colorata brigata di sorrisi divertiti. Ci racconta che si è sempre presa cura dei piccoli, perchè è la prima nata nella sua famiglia. E che lei e la co-wife vanno molto d'accordo, cosa che non sempre accade. Vorrebbe venire alla missione per sottoscrivere l'assicurazione sanitaria per lei e i bambini, ma non sa come portarli tutti a Karungu. Alcuni sono nati in ospedale, altri a casa, perchè le doglie sono arrivate improvvise e ha capito che avrebbe partorito a breve. "E partorire lungo il tragitto non mi sembrava l'idea migliore." Come darle torto?

In this picha: "Mary" and her children
With her, wearing a red t-shirt, Irene

Non lontano da Mary vive un'altra famiglia a cui Irene fa spesso visita. Ma oggi sono al mercato. I vicini di casa ci salutano e ci invitano a fare due chiacchiere. Sono una coppia di anziani che conoscono Irene e la sua attività e sono molto contenti di quello che fa al villaggio. I due sembrano molto affiatati; chiediamo da quanto tempo sono sposati e quanti figli hanno. John ci dice che non hanno figli e che vivono insieme da pochi anni. "Da quando è morto mio fratello". Carolyne, infatti, è la cognata di John. "Mio fratello aveva quattro mogli. Lui e due mogli sono morti. Le altre due le ho ereditate io. Ma ho anche una moglie che ho sposato quando ero giovane. Vive a pochi minuti da qui. Venite a conoscerla!" E così incontriamo Beatrice. Dal loro matrimonio sono nati otto figli. Sul numero dei nipoti c'è un pò di confusione, ma le due donne alla fine concordano su undici. Prima di andare, John ci chiede di fargli una foto insieme alle mogli. La terza non dev'essere molto apprezzata, e non ci viene presentata.

In this picha: "John" and his wives

Judy ha partorito due mesi fa, nella capanna alle sue spalle. Con lei ci sono altri due bambini, un maschietto di circa due anni e una femmina di circa sei. Judy non sa esattamente quando sono nati i suoi figli, e dopo qualche domanda per cercare di fare ordine tra le varie gravidanze, lasciamo stare. Anche Judy è una co-wife. L'altra moglie e il marito sono fuori per delle commissioni. Lei è rimasta a casa con la piccola, ma ha un grande aiuto dalla figlia maggiore. Quando arriviamo sta portando un fascio di rametti per il fuoco, e durante la nostra visita si occuperà più volte del fratellino. Non siamo riusciti a strapparle nemmeno un sorriso. Ma forse se dovessi farmi almeno cinque chilomentri a piedi ogni giorno per andare a scuola e al ritorno non sempre c'è da mangiare e mi devo prendere cura di mio fratello invece di andare a giocare, non avrei molto da ridere neppure io. Irene ha seguito Judy durante la gravidanza. La piccola dorme beata tra le sue braccia, mentre i fratelli si aggrappano alla gonna della mamma. Judy li segue di continuo con lo sguardo, anche mentre parla con noi.

In this picha: "Judy" and her baby

Il cognato di Judy ha "sposato" Molly. Molly ha sedici anni e un gran sorriso. Molly ha una qualche disabilità mentale. E aspetta un bambino. Molly è alla sua seconda gravidanza, il primo figlio non ce l'ha fatta. Irene verifica il libretto con gli appuntamenti e i controlli fatti in un vicino dispensario. Ci pensa la nonna di Molly ad accompagnarla, e probabilmente si occuperà anche del nipotino. Molly sorride sempre e a volte sembra perdersi in un altro mondo. Chissà se è migliore o peggiore di questo.

In this picha: "Molly"

mercoledì 10 novembre 2010

Outreach activity - MobileClinic@OtatiDepe

Per tre anni, due volte al mese, il St. Camillus M. Hospital ha organizzato una mobile clinic, offrendo i suoi servizi direttamente sul territorio. In particolare, abbiamo collaborato con il dispensario governativo di Otati, un villaggio dalla bellissima vista sul lago, in cima ad una collina, a circa 15km da Karungu. Ci si mette più di mezz'ora a raggiungere Otati, perchè la strada è pessima, e quando piove è pressochè impraticabile. A Otati la clinica mobile è composta da due infermiere della clinica prenatale dell'ospedale e da un consulente VCT. Il consulente offre informazioni e test gratuiti dell'HIV/AIDS a tutti coloro che lo richiedono. Ma l'attività principale è l'assistenza alle donne in gravidanza e la cura dei bambini sotto i 12 anni.
Ecco come funziona.

Le donne in gravidanza ricevono consulenza e assistenza da parte delle infermiere del St. Camillus M. Hospital. Tutte le pazienti ricevono un libriccino realizzato dal governo keniota con utili consigli sulla gestazione e sul post-partum. Le future mamme vengono accolte e istruite su come prendersi cura di sè e del proprio bambino in un momento così importante. Dopo la nascita, i bambini verranno inseriti in un apposito registro governativo.

Alle mamme viene proposto il test dell'HIV/AIDS. Se il test è positivo, le gestanti vengono riferite alla clinica per gli antiretrovirali dell'ospedale, in modo che possano cominciare la terapia. Inoltre, vengono inserite nel programma PMTCT [Prevention of Mother To Child Transmission = Prevenzione della Trasmissione da Mamma a Bambino] attraverso il quale si limita il contagio del virus dalla madre al piccolo. La trasmissione può avvenire durante la gravidanza, ma soprattutto durante il parto e, in seguito, durante l'allattamento. Con farmaci adatti, e in caso di parto ospedalizzato, si può ridurre di molto la possibilità che il neonato sia sieropositivo. Le mamme, inoltre, ricevono consulenza e supporto psicologico, durante la gestazione e anche nei primi mesi di vita del bambino, per essere preparate a gestire la situazione.

Tutte le mamme vengono visitate dalle infermiere del St. Camillus M. Hospital. Si controlla il peso, la pressione, il battito fetale e si verifica l'andamento della gravidanza attraverso la palpazione. Naturalmente non c'è l'ecografo a Otati. E alle mamme non interessa sapere se il bimbo sarà maschio o femmina. "L'importante è che sia sano", qui, non è solo un modo di dire. Le mamme ricevono quindi vitamine e altri farmaci utili a portare avanti la gravidanza nel modo migliore.

Il personale del dispensario di Otati, in particolare l'infermiere John e la carinissima volontaria Florence, visitano i bambini sotto i 12 anni e vaccinano quelli sotto i 5: la mobile clinic è un servizio per tutta la famiglia!

Dopo la visita, a mamme e bambini vengono offerti un pacchettino di biscotti e una confezione di latte. Da quando è stato introdotto questo "premio" finale, il numero dei pazienti è decisamente aumentato. Ci sono donne che camminano per chilometri per raggiungere Otati e ricevere assistenza e garantire ai propri figli quei 5 biscotti e quel mezzo litro di latte, anche se solo due volte al mese. La mobile clinic si svolge il venerdì, perchè è giorno di mercato. Molte mamme arrivano nel pomeriggio, perchè prima di venire alla visita devono lavorare nei campi, badare al bestiame, prepare il pranzo e sistemare la casa. Prima di rientrare, ne approfittano per fare la spesa al mercato, che comincia verso le 17. Sarà per via di tutte queste donne col pancione e bambini piccoli, ma il mercato di Otati è carico di allegria.

Ci vogliono sei mesi per sapere se un bambino nato da madre sieropositiva ha contratto o meno il virus. Ma ogni nuovo bimbo che nasce dopo che la mamma è stata seguita dalla mobile clinic, è un dono prezioso. Anche quando, come la ragazza a destra nella foto, si ha solo 16 anni. D'altronde, non è forse la migliore delle soddisfazioni la faccia paffuta e beata della bimba con i pantaloni verdi?
Io dico di sì. Decisamente, sì.

mercoledì 3 novembre 2010

The fishermen

Ogni sera la scena si ripete, sempre uguale, sempre la stessa, come un rituale dai gesti precisi.
I pescatori escono dalle loro case portando con sè le lanterne illuminate a paraffina, una luce forte e innaturale, una processione di lucciole nel buio totale della notte di Sori.

In this picha: come to see the real life beyond the fairy-land

Da lontano si vedono solo tante piccole luci. Sembra una città delle fate senza rumore, senza colore. Solo quei puntini luminosissimi a bucare il nero, come se il lago fosse un gigantesco specchio, capace di riflettere il cielo.Al porto l'aria è impregnata dell'odore di omena e marjuana. Fumano i pescatori, prima di uscire, l'erba che alcuni coltivano dietro le baracche. E bevono changaa, superalcolico di pessima qualità prodotto localmente non so bene nè dove nè come. Ne bevi un sorso e ti gira già la testa. Tra il fumo e l'alcol, la realtà si fa vaga. Non pensi a niente. Non senti niente. Soprattutto, non senti la paura. Perchè il lago di notte è una macchia nera senza pietà, e i pescatori non sanno nuotare. Anche tra la gente di Sori solo pochissimi sanno nuotare. Molti pensano che il lago non lasci scampo comunque, tanto vale affogare subito e farla finita.
Tuttavia, c'è un'atmosfera surreale al lago la sera, un'euforia indotta tra i giovani pescatori: c'è chi ascolta musica, chi chiama chissà chi a gran voce, chi suscita risate con frasi senza senso. Ma c'è anche chi, in silenzio, lavora, accende le luci, le fissa ai supporti, controlla che la barca sia a posto, che i remi non siano rotti, che le reti siano pronte. Sembrano tanti amici pronti per andare ad una festa, ma in realtà molti si conoscono appena.

In this picha: a fisherman checks the lights

I pescatori vengono da villaggi dell'interno, si trasferiscono a Sori per qualche mese in cerca di fortuna. Se la trovano o meno, non saprei. Un lavoro, quello sì. Come funziona? Solitamente gli aspiranti pescatori non hanno una barca e chi vive a Sori ha creato un vero e proprio business nel nolleggio delle proprie imbarcazioni. A seconda delle condizioni in cui si trova, il proprietario può chiedere tra i 300 e i 500 ksh al giorno [3-5 euro]. Serve poi un primo investimento nell'acquisto delle reti e delle lanterne. In genere ogni barca dispone di almeno 5 lanterne da 5 litri ciascuna. La paraffina costa 75 ksh al litro. I pescatori spendono quasi 2.000 ksh [20 euro] al giorno, anzi, la notte, per illuminare il lago. Usano dei supporti di legno incrociato, al centro dei quali viene posta la lampada. La luce attira i moscerini, i moscerini attirano i pesci. Quando i pesci si fanno numerosi, i pescatori lanciano le reti, e il gioco è fatto.

In this picha: a fisherman and a woman preparing the lights

Sono solitamente in quattro, i pescatori. Uno si occupa delle luci, due delle reti, un altro passa la notte a buttare fuori l'acqua che entra dalle crepe della barca.
Pescano tutta la notte, i pescatori. Prima di uscire, spesso vanno con una donna: una tradizione/leggenda del posto sostiene che se si fa sesso prima di sfidare il lago, l'acqua sarà benigna e la pesca copiosa.
Rientrano all'alba, i pescatori, e l'atmosfera è completamente diversa. Gli occhi stanchi e vuoti, i movimenti lenti nel portare le barche a riva, il freddo nelle ossa, i vestiti bagnati se di notte c'è stato un temporale. Ma non è ancora finita, anzi. Ad aspettarli ci sono le tante donne che vanno a comprare il pesce per poi rivenderlo al mercato. La notte si pesca l'omena, un pesciolino ino ino dall'odore inconfondibile.

In this picha: women collecting omena in tabla and basins

L'omena si vende in tabla o in bacinelle. Una tabla costa tra i 150 e i 250 ksh [1 - 2 euro e mezzo] e contiene pesce per decine di persone. Le bacinelle di plastica colorata invece costano tra i 500 e i 750 ksh [5- 7 euro] e hanno omena per moltissima gente per più giorni. Dopo aver acquistato il pesce dai pescatori, le donne lo fanno seccare sulle reti stese al sole, e quindi lo rivendono al dettaglio.
Nei giorni più fortunati, si riesce a vendere anche 15 - 20 bacinelle di pesce. Se l'andamento del mercato è favorevole e si può spuntare il prezzo più alto, con 20 bacinelle si guadagnano 15.000 ksh [150 euro]. A questa cifra vanno tolte le spese per la paraffina e il nolleggio della barca, dopodichè si possono dividere i proventi. Se il proprietario della barca si limita a darla in prestito, prende solo i soldi dell'affitto. Se invece esce la notte con gli altri pescatori, ha diritto a metà del guadagno netto. L'altra metà, viene divisa tra gli altri tre uomini, per un totale di circa 2.000 ksh al giorno [20 euro] ciascuno. In un ipotetico mese di pesca propizia, fanno 60.000 ksh [600 euro], che a Sori sono tantissimi soldi. Basti pensare che un infermiere, o un assistente sociale, per esempio, prendono circa 150 - 200 euro al mese a Karungu, ma anche meno. Certo, sono solo ipotesi. Capita che la pesca risulti piuttosto magra. O che non si venda più di 4-5 bacinelle. E la faccenda cambia. Ma forse è anche questo senso di sfida a portare i pescatori a viversi tutto subito. E la notte si ricomincia, e ogni notte è una nuova notte da conquistare.

In this picha:
a fisherman is fixing his net,
while some women dry omena

Se molti pescatori riposano e poi riparano le reti e la barca in vista della prossima notte di lavoro, altri escono anche di giorno, per pescare la tilapia e il pesce persico. La tilapia è un pesce simile all'orata ed è destinata al mercato locale. Una tilapia grande costa 200-300 ksh [2-3 euro] ma di solito la gente compra quelle piccole, da 50 - 60 ksh l'una [50 centesimi]. Il pesce persico invece si vende a peso: ora costa 110 ksh [1 euro] al chilo, ed è destinato alle grandi città e al mercato estero. Parte del pesce persico che si compra nei supermercati italiani, viene da qui. I camion di grosse compagnie come CapitalFish partono tutti i giorni da Sori. Chi ha un contratto con loro ha una situazione più stabile, e spesso dispone anche di una barca a motore.

In this picha: a fisherman fixes his boat

Cosa fare con tutti questi soldi? Alcuni mantengono i buoni propositi che li hanno spinti a lasciare la famiglia e il villaggio. Mettono da parte il denaro, mandano qualcosa a casa, con il tempo avviano qualche piccola attività: comprano una moto per il servizio di "taxi", aprono un negozietto, cose così. Ma sono una minima parte dei tanti pescatori che affollano Sori.
La stragrande maggioranza di questi giovani, per la prima liberi dai legami famigliari e con un sacco di soldi in stanca, semplicemente li spende. Sostanzialmente, in due modi: changaa e donne. Alcune si prostituiscono e vengono pagate. Altre, invece, fanno parte di un sistema tutto keniota, anzi tipico di questa zona: il sex for fish. Sono donne e madri, spesso con bambini piccoli, che si concedono ai pescatori per ricevere pesce e sfamare chi è a casa. I pescatori, lontani dalle famiglie e magari dalle proprie mogli e fidanzate per mesi, accettano volentieri lo "scambio" di favori. E l'HIV/AIDS dilaga. Non solo tra i pescatori, e non solo a Sori. Perchè i pescatori prima o poi tornano a casa.
Anche il diffondersi del virus qui sembra una scena che si ripete, sempre uguale e diversa, sempre nuova e la stessa.
Chissà cosa pensano la notte, i pescatori, nella città delle fate.

Special thanks for the night picha: Claudia
Special thanks for the day picha: Iris