mercoledì 21 ottobre 2009

Scorci di vita

Di tanto in tanto inserisco i dati delle cartelle cliniche dei nostri pazienti nell'apposito programma in un computer dell'ospedale. Sfogliando tra quelle pagine, entro in punta di piedi nella vita del St. Camillus M. Hospital, e sbircio nella vita della gente di Karungu.
Si scopre così che alcune informazioni essenziali in una biografia in Italia, qui non lo sono affatto. Di nessuno è riportato il numero della carta d'identità. Di nessuno è indicata la data di nascita, e viene registrato con un collettivo 01 gennaio e l'anno di riferimento. Solo alcuni bambini piccoli, se nati in ospedale, sanno quando sono venuti al mondo. Per gli altri, è un giorno perso nella memoria della famiglia. Di nessuno è riportato un indirizzo, seppur postale.
Di ogni paziente, invece, viene meticolosamente segnato il villagge, la sub-location e la location, oltre che il district di appartenenza. Un esempio? Noi ci troviamo a Rabuor (village) Gunga (sub-location), West Karungu (location), Nyatike (district). In molte cartelle è indicato anche il nome del chief locale di riferimento. Di alcuni, ma pochi, viene indicata la religione, che di solito si limita ad alternarsi tra catholic e S.D.A. [Seven Day Adventist = Avventisti del Settimo Giorno] che qui raccoglie numerosi seguaci.
La cartella riporta in alto il nome del paziente, e di seguito se è moglie/marito/figlio di. Maschio o femmina, età, status (single, sposato, vedovo/a). Di fianco, c'è una casella per il NHIF, l'assicurazione sanitaria governativa. Sono ancora pochi ad averla, anche se il numero è in continuo aumento. E, non so perchè, ma essere tesserati sembra essere di buono auspicio.
Di seguito viene riportata la diagnosi, la data di ammissione e quella di dimissione. Oppure quella di morte, se il tempo, nel frattempo, ha messo fine alla sua corsa.
R.I.P. augura la cartella. Rest in Peace.
I casi di ricovero sono differenti, ma soprattutto per tre motivi: malaria, TBC, parto. E poi quella sigla, che fa capolino tra le parole illegibili del medico, come solo i medici sanno renderl illegibili: ISS [Immuno Suppressive Syndrome. Detto con un'altra sigla, AIDS.]

In this picha: cartella di un paziente sieropositivo
Special thanks for this picha: the travel nurse

Entro ed esco silenziosa da questi scorci di vita.
Leggo di Samuel, 50 anni e 40kg, portato via dall'AIDS, come è successo a Griffine, di 6 mesi e mezzo. O a Elisha, di 15 mesi. Però c'è anche Eunice, 25 anni e 49kg, sieropositiva, che dopo 10 giorni è stata dimessa. Eunice 1 - ISS 0. E pazienza se è solo il primo tempo di una lunga partita. C'è anche Tobias, che nonostante l'AIDS ha 70 anni. E l'assicurazione.
Assicurare tutta la famiglia, moglie, marito e numero variabile di figli, per un anno, costa poco meno di 2.000 ksh (meno di 20 €). Per alcuni, la cifra è proibitiva. C'è chi critica questa polizza, perchè copre solo le spese mediche di base. Ma qui può fare la differenza, se ci sono persone come Demis, che lascia un debito di 105 ksh (meno di 1 €) perchè non ha abbastanza denaro. Oppure George, che paga 1.000 ksh in due rate da 800 ksh e 200 ksh.
Le cure di base possono essere un limite, certo, ma a volte sono sufficienti a salvarti la vita. Maxwell, nato la vigilia di Natale dell'anno scorso, grazie al NHIF è stato ricoverato. Dopo 6 giorni di malaria, la sua mamma l'ha riportato a casa. Senza assicurazione, nonostante le tariffe a livello caritativo dell''ospedale, il conto sarebbe stato di 15,300 ksh (150 €). Forse la mamma di Maxwell ci avrebbe pensato due volte prima di ricoverarlo. E pazienza se ha solo 10 mesi.
Anche Pauline, sieropositiva, ha l'assicurazione. E così ha potuto concedersi il "lusso" di stare in ospedale 15 giorni, durante i quali ha avuto un bambino.
Ha rinunciato al suo bimbo, invece, Treeza, 17 anni, mandata al nostro ospedale da un health centre a qualche chilometro da Karungu, dove era stata portata in seguito ad un aborto non andato a buon fine.
Stesso destino per Moline, coetanea di Treeza. Moline risulta sposata. Ma non ha tenuto il bambino che portava in grembo. Al St. Camillus l'hanno accompagnata alcune compagne di scuola, perchè dopo aver abortito si è sentita male in aula. E il marito, chissà.
Anche Everline è molto giovane, 18 anni, è sposata e incinta. Ma suo marito le era accanto, hanno sottoscritto il NHIF, al momento del parto è venuta in ospedale ed è andato tutto bene.
Di storie come queste ce ne sono centinaia. La gente viene dai villaggi vicini, ma anche da alcuni posti lontani come Tonga, Macalder, Muhuru, che distano almeno 45 minuti di macchina. A volte non c'è niente da fare, è una sfida persa contro il tempo, soprattutto contro l'AIDS. Altre volte, invece, l'ospedale è un'ancora di salvataggio. E ogni paziente dimesso, una vittoria grande. Fino alla prossima sfida.

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