venerdì 17 luglio 2009

G8 e Africa

Promesse di nuovi aiuti alimentari, strategie per l'accesso all'acqua e per limitare l'impatto della crisi economica sul continente... Il summit del G8 appena conclusosi all'Aquila è stato prodigo di attenzioni e nuovi impegni nei confronti dell'Africa, messa per la prima volta tra i temi principali nel summit degli otto Paesi più industrializzati del mondo. Ma a fronte degli impegni solo parzialmente onorati degli anni scorsi, il continente può veramente festeggiare?
"I leader hanno deciso di agire rapidamente per arginare l'impatto della crisi sul raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio in Africa. Hanno confermato i rispettivi impegni in vista dello sviluppo sostenibile, e anche in relazione all'Ocse, al cambiamento del clima, alla pace e alla sicurezza. Per la prima volta, inoltre, i leader hanno rilasciato una dichiarazione congiunta firmata G8-Africa, esprimendo la loro determinazione a costruire una solida partnership per migliorare l'accesso all'acqua e ai servizi igienici". Il virgolettato, estratto dal comunicato finale emesso alla conclusione dei lavori, è prodigo di vaghe promesse nei confronti del continente: certo, il G8 ha approvato anche lo stanziamento, per i prossimi tre anni, di 20 miliardi di dollari a favore della sicurezza alimentare mondiale e dello sviluppo delle aree rurali più povere. Parte dei soldi finirà sicuramente nel continente africano. Ma la verità, stando a quanto denunciato dall'organizzazione ONE, impegnata a combattere la povertà, la fame e l'emergenza Aids nel mondo, è un'altra. Come conciliare le nuove promesse con il fatto che gli impegni a favore dell'Africa presi a Gleneagles nel 2005 molto probabilmente non saranno rispettati? Secondo l'organizzazione che annovera tra i suoi fondatori i cantanti Bono Vox e Bob Geldof, in quasi quattro anni i Paesi del G8 hanno stanziato solamente un terzo degli aiuti promessi. Per la fine del 2009 le proiezioni indicano che gli aiuti arriveranno a toccare la metà di quanto, secondo gli accordi di Gleneagles, dovrà essere stanziato entro il 2010. Responsabili dell'80 percento dei fondi mancanti sono Francia e Italia, con il Belpaese maglia nera assoluta: solo il 3 percento di quanto promesso dal governo Berlusconi di allora ha preso la rotta dell'Africa. Alla luce di questi dati appare improbabile che il G8 riesca a caricarsi sulle spalle altri 20 miliardi di aiuti entro il 2012. Se il piatto piange dal punto di vista degli aiuti, il nuovo accento posto sulla partnership politica con l'Africa al summit dell'Aquila è stato ottimamente accolto nel continente. La prospettiva di allargare il vertice trasformandolo in un G14 o in un G20, con l'entrata di Sudafrica ed Egitto, segnerebbe finalmente l'ingresso di due Paesi appartenenti all'Unione Africana in una delle organizzazioni più prestigiose e importanti a livello mondiale. Un allargamento che, lungi dall'essere stato accolto come un'elemosina, i Paesi africani reputano dovuto, sia per il carattere ormai obsoleto del tradizione summit a otto, sia per l'accresciuta importanza dell'Africa soprattutto nel mercato delle materie prime. Dall'altra parte, però, il continente dovrà imparare a parlare con una voce sola se vorrà contare qualcosa nel prossimo G8 allargato. Come ha ricordato giustamente il presidente statunitense Barack Obama nella sua visita ghanese, è ora che il continente si assuma parte delle responsabilità per i problemi da cui è afflitto. Senza aspettarsi troppe vuote promesse dai grandi del mondo.
Matteo Fagotto,
13 luglio 2009

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