Gli ospiti indesiderati vengono respinti senza appello da un Paese senza memoria. L'appello e' la possibilita' - negata - di far valere il proprio diritto all'ingresso nel nostro Paese (e' il caso delle migliaia di richiedenti asilo che illegalmente vengono ricacciati in mare a seguito della nuova legge sui respingimenti). La memoria e' quella - obliata - di un Paese che una volta e' stato patria di emigranti.
E' questa la sintesi del convegno, moderato dal giornalista di PeaceReporter Christian Elia, al quale hanno preso parte Gabriele Del Grande (studioso di immigrazione, creatore del blog sull'immigrazione ‘Fortress Europe' e autore del libro ‘Mamadou va a morire'), don Virginio Colmegna, fondatore della Casa della Carita' , e lo scrittore Erri De Luca.
Don Colmegna: ci vuole [...] una cura del sociale. Deve rientrare nel nostro Paese una cultura dell'accoglienza. Di fronte a questo impegno la mentalita' popolare viene continuamente aggredita da una strisciante colpevolizzazione, di demonizzazione, di identificazione del capro espiatorio. L'inimicizia fa capitalizzare la paura, rendendola un luogo dove il nemico deve scomparire. Siamo all'anticamera della camera a gas. Alla borsa politica del nostro governo e' questo il grande capitale di consenso. [...]
Erri De Luca riprende l'espressione di Don Colmegna, "anticamera della camera a gas". "Dissimulazione e svestimento, erano queste le caratteristiche delle camere a gas. Siamo ancora li, si tratta di questo. Spogliare le persone della loro dignita' e del loro nome, fingendo di dargli una mano, fingendo di spingerli a fare una doccia. Ecco, noi siamo ancora li'. E' il secolo delle grandi migrazioni, delle popolazioni in cerca di una patria che dia da mangiare, e il diritto al lavoro. Noi siamo stati azionisti di maggioranza in questa realta'. Trenta milioni di italiani hanno cercato di trapiantarsi altrove. Ledda, nel suo libro ‘Padre padrone', raccontava degli autobus nei paesini che portavano all'imbarco per l'Australia. Era un congedo che era un lutto tra vivi, non ci si sarebbe piu' visti, un momento di addii irreparabili, erano dei funerali. Noi siamo stati questa immensita' di migrazioni, che hanno svuotato le nostre terre e i nostri paesi molto piu' profondamente di due guerre mondiali. [...] Abbiamo avuto le miniere del Belgio, col sequestro dei passaporti italiani, col lavoro obbligato e coatto, dovevano stare nelle miniere per anni, a oltranza, fino a che i minatori non avrebbero riscattato il loro passaggio. Intanto incassavamo il carbone. Era uno scambio uomini-carbone.
Io mi chiedo: tutte queste misure di ostilita', di avversione, di esclusione, hanno un efficacia, infilano un preservativo al nostro Paese o no? Uomini che affrontao questi viaggi, vengono dissuasi, con queste misure, con il reato di immigrazione? Per niente. E' falso che abbiano la seppur minima efficacia. Nemmeno la pena di morte servirebbe. Ma sanno aizzare i peggiori sentimenti, e produrre e lucrare consenso politico. E' mai possibile che in politica non si possano sfruttare i sentimenti opposti. E' mai possibile che non si possa trarre profitto dai sentimenti di solidarieta', di fraternita' e di uguaglianza?".
Luca Galassi
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