Mai come ora gli eventi si sono vendicati trasformandoci da cacciatori d'Occidente a prede. Odiati per troppa ricchezza, troppo potere, troppi consumi. Tenuti lontano dai quattro quinti del mondo. Tollerati (al massimo) in quella forma di regressione collettiva chiamata "turismo di massa", che transita dentro i recinti dei villaggi vacanza e dei grandi alberghi con guardie armate alle porte e centri commerciali con scaffali pieni di tazze con scritte spiritose, spille, T-shirt, peluche, collanine, specchi & vetri colorati. Tutti diventati, per contrappasso, dopo gli stermini di ieri, i buoni selvaggi di oggi, con l'anello al naso e lo SmartPhone collegato come un monile ai padiglioni auricolari.
Scontiamo, in questa involontaria allegria di superficie, l'odio che abbiamo generato divorando distrattamente in una doccia l'acqua di un intero villaggio; bruciando in un ingorgo l'ossigeno di mille alberi. Siamo i più forti. E con noncuranza i più prepotenti. Ma anche i più fragili, se disarmati. [...]
Insaguinati dal terrosismo globale, abbiamo globalizzato il terrore che ha finito per farci prigionieri. Così ha avuto ragione il filosofo Paul Virilio, quando diceva che a cavallo del nostro Ventunesimo secolo non stava affatto finendo la Storia, "ma rischia di finire la Geografia", per mancanza di terre, per mancanza di vie d'uscita.
Adesso però la Geografia si è rimessa in moto grazie a questa speciale intersezione che passa tra declino di un intero ciclo economico - governato dalle banche in fallimento e dai debiti planetari - e l'ascesa di Obama, giovane meticcio di così tante speranze che basterebbe realizzarne un decimo per rallentare le nostre vertigini. Cambiare rotta al mondo. Moltiplicare libertà. Fronteggiare l'ignoranza. Rendere potabile un pò di acqua in più, un pò di ossigeno, e obsoleti tutti gli dei, di Oriente e di Occidente, intossicati dal desiderio di vendetta.
Quel punto di intersezione sta davanti a noi. E' la nuova scala delle nostre carte geografiche. La novità che ci rimette in viaggio verso il confine più vicino da attraversare, quello della paura. Il faro che sfida la notte, ci rassicura sulla rotta, ci avverte che la scogliera è passata.
Scontiamo, in questa involontaria allegria di superficie, l'odio che abbiamo generato divorando distrattamente in una doccia l'acqua di un intero villaggio; bruciando in un ingorgo l'ossigeno di mille alberi. Siamo i più forti. E con noncuranza i più prepotenti. Ma anche i più fragili, se disarmati. [...]
Insaguinati dal terrosismo globale, abbiamo globalizzato il terrore che ha finito per farci prigionieri. Così ha avuto ragione il filosofo Paul Virilio, quando diceva che a cavallo del nostro Ventunesimo secolo non stava affatto finendo la Storia, "ma rischia di finire la Geografia", per mancanza di terre, per mancanza di vie d'uscita.
Adesso però la Geografia si è rimessa in moto grazie a questa speciale intersezione che passa tra declino di un intero ciclo economico - governato dalle banche in fallimento e dai debiti planetari - e l'ascesa di Obama, giovane meticcio di così tante speranze che basterebbe realizzarne un decimo per rallentare le nostre vertigini. Cambiare rotta al mondo. Moltiplicare libertà. Fronteggiare l'ignoranza. Rendere potabile un pò di acqua in più, un pò di ossigeno, e obsoleti tutti gli dei, di Oriente e di Occidente, intossicati dal desiderio di vendetta.
Quel punto di intersezione sta davanti a noi. E' la nuova scala delle nostre carte geografiche. La novità che ci rimette in viaggio verso il confine più vicino da attraversare, quello della paura. Il faro che sfida la notte, ci rassicura sulla rotta, ci avverte che la scogliera è passata.
Tratto da: Patagonia - La terra del "non c'è"
Pino Corrias, Vanity Fair n. 38
Pino Corrias, Vanity Fair n. 38
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