venerdì 30 luglio 2010

The gold mines

A Nyatike [Macalder], una trentina di chilometri da Karungu, c'è un piccolo Klondike.
Sono molti i giovani che vengono qui, anche dalla vicina Tanzania, in cerca d'oro.
Un ragazzone alto e grosso ha un metal detector ed è chiaramente il protagonista della situazione. Gli altri cercano l'oro con le mani, con le picozze, con le pale. E qualche volta lo trovano, l'oro. Quasi sempre frammenti piccolissimi, altre volte un pò più grandi. Ma a quanto pare non lo investono. Lo vendono a Nyatike, più spesso a Migori, a Nairobi, a Mombasa. Lo vendono e lo spendono, quasi tutto, in donne e alcolici. E in ottime possibilità di contrarre l'HIV/AIDS. Finiti i soldi tornano alle miniere, alla ricerca del prossimo brillio.
Alle miniere ci sono anche delle donne. Alcune comprano l'oro dai minatori per poi rivenderlo in città. Altre lo cercano. Raccolgono un pò di terra in un catino, la vanno a "lavare" al "fiume". E si consumano gli occhi alla ricerca di un granello luminoso.
Una delle ragazze più giovani ci racconta che prima l'oro lo comprava, con il marito. Ma il marito si è ammalato ed è morto. Ci racconta anche lei non si sentiva bene e così dopo i funerali è andata in ospedale. E ha scoperto di avere l'AIDS.
Anche gli affari ne hanno risentito. Ora l'oro lo cerca. Prima la vita era più facile e florida, ma fa niente. Di lamentarsi non c'è tempo. E mentre parla con noi trova un nuovo, microscopico, puntino d'oro.

In these picha: seeking gold
1. collect some soil

2. go to the "river" to "wash" it

3. "wash" your soil

4. look carefully at your hands.. any gold?

5. got it! save your gold in a plastic container

In this picha: ladies and gentlemen, the kenyan gold

lunedì 19 luglio 2010

Register your line to avoid disconnection

from: Daily Nation
June 28, 2010


Qualche giorno fa il Nation pubblicava una vignetta intitolata: "Kenya, un Paese in fila." Quanta verità. In Kenya, proprio come illustrato nel disegno, si aspetta per qualsiasi cosa: in ospedale, in banca, per le strade di Nairobi, per votare, per mangiare, per prendere il matatu e anche per l'acqua. A Karungu non c'è la banca, pochi hanno l'auto e i fast food sono cose dell'altro mondo, ma il resto è vita quotidiana: si attende per essere visitati perchè c'è poco personale, si aspetta (anche per ore) che il matatu sia pieno prima di partire, si fa la fila per prendere l'acqua per la famiglia.
Da qualche settimana, ai keniani è stato chiesto di mettersi uno dietro l'altro per un nuovo motivo: registrare le proprie schede telefoniche.
"Only 22 more days left to register your line to avoid disconnection, visit your nearest Zain centre, Zap agent, supermarket with a copy of your ID" mi ha avvisato la mia compagnia telefonica una decina di giorni fa. La settimana scorsa, perciò, sono andata a registrare il mio numero di cellulare a Sori.

In this picha: Zain dealer in Sori

L'edificio viola spicca nel centro del paese. Zain è una compagnia molto diffusa a Karungu perchè ha la ricezione è migliore. Ma sono in molti ad avere due o più numeri Zain e Safaricom, l'altra compagnia telefonica che va per la maggiore in Kenya e che offre le tariffe più convenienti. Ironia della tecnologia: niente luce, niente acqua corrente, ma in quasi tutte le famiglie c'è almeno un telefonino. A volte anche due o tre. D'altronde, come scrive il giornalista keniano Binyavanga Wainaina sull'Internazionale del 4 settembre 2009: "A Nairobi puoi comprarti un cellulare per 30 dollari. C'è un operatore che copre tutto il territorio nazionale. Ma, cosa molto più importante, si è sviluppata ovunque un'industria di piccoli fornitori che è nata per rispondere alle esigenze di quell'operatore e dei suoi cellulari. Abili tuttofare riescono a riparare i rivestimenti più irreparabili. Imprenditori da marciapiede ti propongono di usare il loro telefono per pochi spiccioli."
Una nuova scheda telefonica costa 50 ksh (50 centesimi di euro) e praticamente chiunque se la può permettere. Anche per questo Zain e Safaricom hanno richiesto ai loro clienti di registrarsi.

In this picha: register your Zain line here!

La registrazione va fatta entro il 31 luglio, la settimana prima del referendum per la nuova Costituzione. L'idea è di evitare che gruppi contrari alle nuove proposte organizzino proteste e propagande anti-costituzionali via sms o telefonandosi, magari con una nuova scheda acquistata per l'occasione e gettata subito dopo l'uso. Il timore è sorto dopo le violenze post-elettorali a cavallo tra il 2007 e il 2008, quando in molti hanno usato il cellulare per mantenere i contatti con i rivoltosi.
Ma la proposta nasce anche per evitare molestie telefoniche più ordinarie: per 50 ksh puoi comprare un nuovo numero, offendere qualcuno o lanciare accuse di vario tipo e poi sparire.
Così è stato chiesto ai keniani di registrarsi, pena la disconnessione della propria scheda. Lillian, la ragazza del centro Zain di Sori, mi ha detto che in paese si sono presentati in molti.
La procedura è semplice: devi presentare la fotocopia di un documento d'identità che viene allegato al formulario, ti viene chiesto un indirizzo postale e uno elettronico (e spesso la gente ha un recapito email ma non uno fisico) e per inquadrarti meglio si segnano il nome di un parente. Io ho dato il nome della mia mamma. Che non è poi così rintracciabile in Kenya. Ma Lillian non ha fatto obiezioni.

In this picha: people awaiting registration

Qualche giorno prima di andare a Sori, mi trovavo a Kehancha, paese vicino a Migori, al confine con la Tanzania. Siccome ci siamo fermati per alcune commissioni, ne ho approfittato per registrare anche un numero Safaricom, la compagnia verde.
Avevo dimenticato che serviva la copia di un documento d'identità. Ma nel Kenya paladino dell'arte di arrangiarsi, tutto è possibile. Di fronte al baracchino della compagnia telefonica, c'era un altro edificio sponsorizzato Safaricom su cui campeggiava la scritta "Photocopy".
Il signore del negozio è stato molto gentile e ha acceso il piccolo generatore blu apposta per me. Un amico ha pagato i 6 ksh richiesti per la fotocopia. Asanteni!

In this picha: the generator is on!

Dopodichè siamo tornati dal ragazzo delle registrazioni. Subito ha protestato che era ormai sera e non si poteva fare e dovevamo tornare il giorno dopo. Ma quando gli abbiamo spiegato che abitiamo a due ore da Kenhancha, ha fatto un'eccezione e si è messo a compilare il modulo con i miei dati.

In this picha: Safaricom dealer in Kehancha

Nome, cognome, indirizzo postale, numero di telefono. Il ragazzo ha compilato il foglio in tutte le sue parti. Per fargli scrivere Karungu abbiamo dovuto fare lo spelling lettera per lettera perchè non l'aveva mai sentito prima. Poi mi ha guardato dubbioso, come quando si teme di fare una domanda stupida ma non si può evitare di chiederla.
"Tu non sei keniota, giusto?" No, pole sana. Sono italiana.
E con uno sguardo che diceva: "Ah ecco, mi pareva!" ha aggiunto l'ultimo dettaglio alla mia registrazione.

In this picha: the guy filling my form
"You are not Kenyan.. Right?"

giovedì 15 luglio 2010

CinemArena: backstage@Nyatike

In this picha: CinemArena on the road
Foreground: Calypso, communicator

In this picha:
Tim, cameraman/editor
Kelvin, assistant cameraman/technician

In this picha: Tim at work

In this picha: CinemArena staff during an interview
Standing: Isabella, project manager

Tim, Kelvin & Calypso work in collaboration with a Kenyan NGO
Visit the website:
Cultural Video Foundation

lunedì 12 luglio 2010

CinemArena: let your words provoke an action

Si legge nel sito della Cooperazione Italiana: "CinemArena è una carovana itinerante che porta il cinema italiano e internazionale in regioni marginali, nei villaggi e nelle oasi, dove malattia e indigenza caratterizzano la vita delle popolazioni. Nato [...] in Mozambico, il progetto CinemArena ha l'obiettivo di comunicare alle comunità più disagiate dei diversi paesi che attraversa campagne sociali importanti, partendo dalle emozioni e dai sentimenti che il cinema sa risvegliare, [...] un linguaggio per immagini, nuovo per i beneficiari ma immediato e capace di superare le diversità linguistiche. [...]
Il cinema in piazza è un'esperienza indimenticabile per chi non ha mai avuto la possibilità di vedere un film: la magia di una proiezione sotto le stelle, la savana e il deserto che diventano sala cinematografica, lo schermo che si confonde con il cielo africano. [...]
Non c'è solo svago, ma riflessione ed impegno: le proiezioni sono precedute da brevi cortometraggi educativi, o da brevi spettacoli teatrali che sono veicolo di campagne sociali e sanitarie."
Dopo il Mozambico, CinemArena è sbarcato in Kenya. Karibuni!
La prima campagna è in corso d'opera nella provincia di Nyanza e la tematica scelta non poteva essere che l'HIV/AIDS. Partita da Ahero, vicino a Kisumu, il 20 giugno 2010, la carovana di CinemArena è arrivata a Karungu domenica scorsa e in questi giorni si sposta di villaggio in villaggio per sensibilizzare la popolazione sulla pandemia: hanno già visitato Nyamanga, Otati e Luanda; sono in programma Wath Onger e Nyatike, prima di proseguire verso Migori e rientrare quindi a Nairobi.
Il primo giorno la troupe si reca nel posto scelto per intervistare le autorità locali, gli operatori sanitari e la gente; il giorno successivo ci sono le proiezioni dei filmati realizzai, uniti ad alcuni video sulla prevenzione dell'HIV/AIDS e associati a film, cartoni animati o alle partite di calcio della Coppa del Mondo.
Sori è stata scelta come località per la finale giocata ieri sera, che ha visto la Spagna trionfare contro l'Olanda. Ma lo spettacolo è cominciato già nel pomeriggio, con una partita di calcio giocata senza troppi fasti sul campo di terra battuta dietro al mercato del villaggio, mentre la troupe montava le attrezzature. Un gruppo di giovani ha poi portato in scena una breve rappresentazione teatrale sul tema. Nel frattempo Maurice, Ely e Lillian, consulenti VCT del St. Camillus M. Hospital, offrivano informazioni sull'HIV/AIDS e testavano chi voleva conoscere il proprio stato.

In this picha: CinemArena in Sori
Sunday afternoon


In this picha: Maurice counselling a group of young men

In this picha: Lillian testing a man for HIV/AIDS

In this picha: Ely counselling a woman.. and the people all around

Al calar del sole, sono cominciate le proiezioni con i filmati realizzati nei giorni precedenti. A poco a poco la folla diventava sempre più numerosa, in attesa del grande evento: la finale. Era una notte nero pece, quella di ieri sera. Con poche stelle e niente luna. Andando in paese abbiamo incontrato molte persone che si avviavano a piedi, qualcuno portandosi la sedia da casa. Il campo tra il mercato e la posta era colmo di gente con gli occhi fissi sullo schermo: donne, uomini e bambini, tutti insieme per vedere qualcosa di assolutamente nuovo a Sori. Il villaggio era deserto, solo un paio di bar sono riusciti a trattenere un drappello di fedelissimi che hanno scelto di guardare la partita stipati nel caldo del locale davanti ad un televisore mignon.
Tra il primo e il secondo tempo, CinemArena ho mostrato un altro filmato girato tra i pescatori e la comunità di Sori. E poi, via di nuovo con la partita. Fino al goal della vittoria. Complimenti alla Spagna e ai nuovi campioni del mondo. Ma soprattutto, complimenti a Isabella, Laura, Simone, Bilal, Kelvin, Tim, Calypso e Philip per l'ottimo lavoro, e per aver portato il cinema qui, nel profondo bush. Asante sana!

In this picha: CinemArena inakuja in Sori
Sunday night

In this picha: the awareness campaign in Sori

In this picha: people watching the awareness campaign

In this picha: the final match
Spain - Netherlands

..and the winner is: Spain! Congrats :)

sabato 3 luglio 2010

SZG, GAM & friends: Mama Elizabeth

"Ogni bambino che nasce porta al mondo la notizia
che Dio non è ancora stanco degli uomini"
[R. Tagore]

Dopo Mama Julita, è tempo di raccontarvi la storia di Mama Elizabeth.
Mama Elizabeth vive a Sori, ha 30 anni e due bambini, di 12 e 6 anni, nati dal suo matrimonio con Ben, sposato nel 1996. La famiglia vive serena fino ad un paio di anni fa, quando Ben porta a casa una seconda moglie, con già 3 figli a carico. La poligamia in Kenya è una pratica legale e diffusa. Una delle modifiche proposte per la nuova Costituzione, che verrà votata in agosto con un referendum, chiede l'introduzione di un documento da firmare al momento del primo matrimonio. I futuri sposi devono decidere se saranno una famiglia monogoma o meno. Se la moglie rifiuta di avere altre donne dopo di lei e il marito accetta, non potrà prenderne altre in futuro. Se la donna invece è disposta alla poligamia, si potrà fare. Attualmente, il marito può prendere tutte le mogli che è in grado di mantenere e per le quali può pagare la dote, e non deve chiedere il parere della consorte. Così ti può capitare di andare al mercato e al rientro trovarti una co-wife in casa. E tant'è.

In this picha: Mama Elizabeth

Alla fine dello scorso anno, Mama Elizabeth scopre di essere di nuovo incinta. Nel frattempo, la seconda moglie ha dato a Ben un altro bambino.
Mama Elizabeth sa che al St. Camillus M. Hospital c'è una clinica prenatale completamente gratuita e che per le donne in gravidanza la missione offre 6 mesi di assicurazione sanitaria, per favorire la frequenza alla clinica durante la gestazione e promuovere il parto in ospedale.
Durante le visite, lo staff propone a Mama Elizabeth di fare il test dell'HIV/AIDS, come di routine. Positivo. Le infermiere le spiegano l'importanza di cominciare la terapia e di avvisare a casa del suo stato: se lei è sieropositiva e non ha avuto relazioni extraconiugali, il marito è sicuramente sieropositivo e potrebbe esserlo anche la seconda moglie. Mama Elizabeth propone a Ben di recarsi insieme al VCT (Voluntary Counselling and Testing) ma lui in un primo momento rifiuta. Lei insiste.
Quando tornano in ospedale per il test, Mama Elizabeth viene confermata positiva. Ben si sottopone al test ma non lo farà vedere alla moglie. Quando esce dall'ambulatorio le dice: "Te l'avevo detto che era inutile venire. Sono negativo." Tornati a casa, Ben insulta Mama Elizabeth fino a cacciarla di casa, perchè: "Io non posso stare con una persona sieropositiva!" Mama Elizabeth torna dai genitori che vivono vicino a Migori, a due ore dal St. Camillus M. Hospital, dove continua la clinica prenatale e quella per gli antiretrovirali.
Ho incontrato Mama Elizabeth attraverso il programma Hope&Life. Il filo conduttore delle attività di formazione ed educazione alle persone sieropositive di quest'anno è la violenza domestica. A febbraio è stato organizzato un workshop di 5 giorni e Mama Elizabeth ha rotto il tabù che circonda questo tema ed ha testimoniato davanti a circa 60 persone. E' una che non si arrende, Mama Elizabeth. Per questo l'abbiamo aiutata. Grazie a voi, è stato possibile trovarle una casa a Sori e pagarle l'affitto per 6 mesi. Le due stanze erano vuote e sono state riempite: materasso, coperta, zanzariera, qualche pentola, piatti, bicchieri, il fornello per cucinare, una lampada...

In this picha: matress, basin, chairs..

Volevamo dare a Mama Elizabeth la possibilità di cominciare un nuovo capitolo e di scriverlo con le sue mani. Le abbiamo chiesto cosa sapeva fare e ci ha detto che è una parrucchiera. Così l'abbiamo mandata a Nairobi a comprare parrucche ed extension che qui vanno tanto di moda, elastici, forcine, shampoo e vari prodotti di bellezza.

In these picha: Mama Elizabeth beauty saloon :)


Mama Elizabeth vive con Lillian, la sua bimba di 6 anni, e ha avviato una piccola attività: con lei c'è una ragazza che l'aiuta, soprattutto in questi giorni.
Giovedì 24 giugno è nato il piccolo Paul, come il mio papà Paolo. Mama Elizabeth l'ha incontrato quando è venuto a Karungu e la sua allegria le è sembrata di buon auspicio per il bambino. Paul è nato in ospedale, e ha cominciato subito la profilassi per evitare la trasmissione materno-infantile del virus. E' presto per sapere se sarà positivo o meno all'HIV/AIDS, ma a vederlo dormire beato tra le mie braccia, non posso che augurargli tutto il bene del mondo.

In this picha: baby Paul :)