Giovedì con il programma Happen, che si occupa di educazione e prevenzione sull'HIV/AIDS nelle scuole, ho visitato la St. Douglas Weta Primary School di Kendu Bay: 322 alunni, 63 total orphans, 80 OVC (Orphans and Vulnerable Children).
La scuola ha alcune aule di cemento, altre di fango e legno. Per raggiungerla, si lascia la strada principale Kisii - Kisumu e ci si addentra per un sentiero. I bambini indossano una divisa bianca e blu che spicca tra il marrone-grigio delle classi, il verde del prato e il giallo dei campi di grano.
Alla St. Douglas due volontari del programma seguono un gruppo di peer educator: parlano di HIV/AIDS ma anche di educazione sessuale e di pericoli per la salute in generale, in particolare dell'uso di droghe.
Il preside ci ha detto che da quando Happen ha coinvolto la scuola nel programma, nel 2008, non ci sono state gravidanze. Considerando che è una scuola primaria e le alunne hanno in media tra i 6 e i 14 anni, direi che è un buon risultato. Quest'anno, a onor del vero, una ragazzina è incinta, ma viene da un'altra scuola.
Le gravidanze tra le giovanissime sono una realtà fin troppo diffusa, soprattutto nel Kenya rurale. La settimana scorsa al St. Camillus M. Hospital in pediatria c'era un bimbo di un anno. La mamma di anni ne aveva 13, ed era incinta del secondo figlio.
Alla St. Douglas volontari e insegnanti hanno avuto un'idea: tappezzare la scuola di messaggi per gli studenti. Eccone alcuni.
Alla St. Douglas due volontari del programma seguono un gruppo di peer educator: parlano di HIV/AIDS ma anche di educazione sessuale e di pericoli per la salute in generale, in particolare dell'uso di droghe.
Il preside ci ha detto che da quando Happen ha coinvolto la scuola nel programma, nel 2008, non ci sono state gravidanze. Considerando che è una scuola primaria e le alunne hanno in media tra i 6 e i 14 anni, direi che è un buon risultato. Quest'anno, a onor del vero, una ragazzina è incinta, ma viene da un'altra scuola.
Le gravidanze tra le giovanissime sono una realtà fin troppo diffusa, soprattutto nel Kenya rurale. La settimana scorsa al St. Camillus M. Hospital in pediatria c'era un bimbo di un anno. La mamma di anni ne aveva 13, ed era incinta del secondo figlio.
Alla St. Douglas volontari e insegnanti hanno avuto un'idea: tappezzare la scuola di messaggi per gli studenti. Eccone alcuni.
In this picha: the main entrance of the school
In this picha: toilette
In this picha: water tank
"Se vieni attaccata, urla aiuto. Fai sapere a genitori e insegnanti dell'accaduto" si legge nel cartello di fronte all'entrata principale. La frase è coraggiosa: non sono rari i casi di ragazzine violentate o molestate a scuola, talvolta dagli stessi insegnanti. O sulla via di casa. Ma di solito non se ne parla, si fa finta di niente e si spera che alla violenza non segua una gravidanza. O che il molestatore non fosse sieropositivo.
Invitare le alunne a parlarne è un segnale forte e, si spera, un deterrente per i malintenzionati.
Invitare le alunne a parlarne è un segnale forte e, si spera, un deterrente per i malintenzionati.
In this picha: toilette
Sul muro dei bagni delle ragazze, è stato dipinto un messaggio contro l'aborto che, a quanto si legge, può causare: sanguinamento a morte, infertilità, salute cagionevole, rifiuto e stress. Senza entrare nelle implicazioni etiche e morali che un tema delicato come questo comporta, la scuola evidenzia i danni fisici provocati dall'aborto. Naturalmente, il messaggio va letto nel contesto socio-culturale in cui si trova. In Europa l'aborto è una pratica sicura a livello medico, che non danneggia il corpo, ma piuttosto lo spirito.
In Kenya, però, soprattutto nel bush e a 13 anni, non ci si rivolge ad un ginecologo. Le ragazzine spesso chiedono aiuto ad un curatore tradizionale che effettua l'intervento con erbe e intrugli di varia natura, in condizioni igieniche non degne di questo nome e con competenze discutibili.
E' già capitato di accogliere in ospedale ragazzine che avevano tentato la via dell'aborto nel villaggio e poi sono sono state male in classe. Di solito arrivano al St. Camillus accompagnate da una lettera del preside e da alcune compagne. E del padre del bambino, chissà.
In Kenya, però, soprattutto nel bush e a 13 anni, non ci si rivolge ad un ginecologo. Le ragazzine spesso chiedono aiuto ad un curatore tradizionale che effettua l'intervento con erbe e intrugli di varia natura, in condizioni igieniche non degne di questo nome e con competenze discutibili.
E' già capitato di accogliere in ospedale ragazzine che avevano tentato la via dell'aborto nel villaggio e poi sono sono state male in classe. Di solito arrivano al St. Camillus accompagnate da una lettera del preside e da alcune compagne. E del padre del bambino, chissà.
In this picha: water tank
"Cambiare il comportamento è la chiave alla vita. Copia i buoni esempi" si legge sul tank dell'acqua. Il preside ci ha detto che hanno scelto questo posto perchè è molto frequentato: tutti gli alunni usano il rubinetto per prendere dell'acqua almeno una volta al giorno.
Va cambiata la testa. Ci sono insegnanti che pensano sia possibile richiedere prestazioni sessuali ad un'alunna per farle passare un esame, mariti che ritengono normale avere non solo più mogli ma anche più donne al di fuori del matrimonio.
Ci sono ragazzine che tacciono per la vergogna. Che vanno a farsi rovinare da un guaritore tradizionale. O che tengono il bambino e lasciano la scuola e la possibilità di avere un futuro. Ci sono bambini che vengono abbandonati dalle madri perchè dopo qualche anno trovano un uomo, che di solito non vuole i figli di un altro. Ne ho letto qualche mese fa sul Nation, il giornale nazionale. Una donna disperata aveva venduto il figlio di 3 anni. Per 3,000 scellini (30 euro).
La strada intrapresa da Happen è lunga è accidentata come quelle del bush keniota, ma vale la pena percorrerla.
Va cambiata la testa. Ci sono insegnanti che pensano sia possibile richiedere prestazioni sessuali ad un'alunna per farle passare un esame, mariti che ritengono normale avere non solo più mogli ma anche più donne al di fuori del matrimonio.
Ci sono ragazzine che tacciono per la vergogna. Che vanno a farsi rovinare da un guaritore tradizionale. O che tengono il bambino e lasciano la scuola e la possibilità di avere un futuro. Ci sono bambini che vengono abbandonati dalle madri perchè dopo qualche anno trovano un uomo, che di solito non vuole i figli di un altro. Ne ho letto qualche mese fa sul Nation, il giornale nazionale. Una donna disperata aveva venduto il figlio di 3 anni. Per 3,000 scellini (30 euro).
La strada intrapresa da Happen è lunga è accidentata come quelle del bush keniota, ma vale la pena percorrerla.
In this video:
the peer educator group sings a song on HIV/AIDS
the peer educator group sings a song on HIV/AIDS