lunedì 31 maggio 2010

Why orphans?

Okuta Primary School si trova a pochi chilometri dal St. Camillus M. Hospital. Qui un gruppo di Hope&Life, il network di persone sieropositive attivo presso la missione, ha avviato in una casa semi sfatiscente una scuola privata, per dare un minimo di istruzione ai tanti bambini che fanno parte del gruppo e che non possono accedere alla scuola pubblica.
Nonostante si siano dati il nome di scuola primaria, Okuta si riduce a due stanze in cui due giovani insegnanti volontarie per 1.500/- al mese [15 €] si occupano dei piccoli studenti, una cinquantina in tutto, che per età e preparazione sarebbero più adatti all'asilo che alle elementari. Non mancano però le divise, marroncine e a quadretti. E non manca la buona volontà: l'interno della casa di fango è tappezzato di tavole numeriche e dell'alfabeto fatte ricamando la tela plastificata dei sacchi di legumi con lana colorata.
Non mancano i sorrisi e le manine alzate a salutare.
Come ogni scuola che si rispetti, inoltre, le maestre non mancano di insegnare ai bambini delle canzoncine e poesie. Eccone una.


In this video:
Okuta Primary School, Karungu

[...] Orphans! Orphans! Why orphans?
Because of malaria?
No!
Because of road accidents?
No!
Because of cholera?
No!
Because of AIDS?
Oh yes!
AIDS, a living monster around us.
Parents take care,
we don not want to lose you but we need your care.

If we fight AIDS, no more orphans. [...]

mercoledì 26 maggio 2010

The inauguration

Karungu, 21st May 2010

In these picha:
the new maternity wing


fr. John, Homa Bay Diocese, welcomes the guests

the Holy Mass

the choir [featuring a beautiful mzungu lady]

the Mass dancers

some children attending the Mass

the guests

dr. Agnes cuts the ribbon

fr. John reads a prayer

the Blessing

children of B.L. Tezza Primary School
singing a song and dancing

children of B.L. Tezza Secondary School
during a traditional luo dance


my personal special guests: Lory...

... my mom Anna & my dad Paolo

EROKAMANO,
tich maber! :)


p.s. Thanks for some of these pics: Mariella

martedì 18 maggio 2010

Special Guests

Venerdì inauguriamo il nuovo reparto di maternità.
Per l'occasione, sono in arrivo dall'Italia p. Locci e Mariella, mentre sono già con noi Maria Teresa, Sonia e Barbara. Dalla settimana scorsa, inoltre, a Karungu ci sono anche Giovanna e Van. Karibuni!
I miei personal very special guests, però, sono arrivati sabato 8 maggio e hanno portato il sole dopo tanta pioggia.


In this picha: my mom, Anna


In this picha: my dad, Paolo


In this picha: a kind of magic, Lory

mercoledì 12 maggio 2010

Al marcà [del pesce]

Mercoledì e domenica sono giorni di mercato, a Sori. In settimana i venditori non sono molti, ma la domenica lo spiazzo dietro la strada principale del paese si riempie di persone, colori, voci e odori. Chi se lo può permettere arriva in matatu [minibus] o con il boda boda [taxi, nella variante bici o moto], ma la maggior parte della gente semplicemente cammina, per chilometri. Come ogni giorno, del resto.
Andare al mercato la domenica pomeriggio è una sorta di abitudine, oltre che una necessità. La missione dista circa 3,5 km da Sori: all'andata è una piacevole passeggiata, al ritorno dipende da quanta frutta e verdura e varie ed eventuali hai comprato. Le donne di Karungu risolvono la questione portando tutto in testa. Le donne in Africa sono forti. Dentro e fuori.
Il mercato di Sori è diviso a settori: un'area è occupata da chi vende il pesce, dal minuscolo e fetido omena alla buonissima tilapia, al brutto ma sempre richiesto [in Europa] pesce persico. Si trova pesce fresco, pesce non proprio fresco, pesce affumicato, pesce fatto seccare al sole d'Africa. Le venditrici sono quasi tutte donne, spesso circondate dai figli più piccoli che non vanno ancora a scuola. Concorrenti e amiche, si aiutano a vicenda per portare a casa qualche soldo e mandare avanti la famiglia.


In this picha: el marcà del pesce
Some women sell their little omena

Di fianco al "reparto pesce", decine di venditrici espongono vestiti di ogni taglia, moda, forma, fantasia e tessuto. Si tratta quasi esclusivamente di abiti di seconda mano, che arrivano dall'America o dall'Europa. Talvolta si trova anche qualche vestito nuovo, 100% sintetico e dai colori pirotecnici, in arrivo dalla Cina. Sudare per credere. E poi intimo, scarpe, borse, berretti.. Non ci facciamo mancare niente, nel bush.
Il mercato dei vestiti usati è un business che affascina molti, ma personalmente preferisco frugare tra le stoffe in arrivo dalla Tanzania per dare sfogo alla creatività di Wilkista, la piccola grande sarta di Karungu.


In this picha: second hand clothes sellers
Il mercato chiude con l'angolo frutta e verdura, il mio preferito. Sedute per terra, su uno sgabellino di legno o su una sedia di plastica colorata, a seconda delle possibilità, le donne vendono i loro prodotti, a prezzi decisamente imbattibili, soprattutto se comparati ai costi dei supermercati italiani. Qualche esempio?

4 pomodori = 20 ksh
3 cipolle = 20 ksh
3 bananine = 10 ksh
3 pere = 20 ksh
1 avocado = 10 ksh

Tenendo conto che 1 € = 100 ksh, è facile capire la convenienza. E acquistare la frutta direttamente al mercato, scambiando quattro chiacchiere con le venditrici e contrattando quando tentano di farti pagare un "mzungu price" [il prezzo per i bianchi] è un'esperienza che da sola vale il mercato.


In this picha: the fruit corner

Tra le verdure, la gente di Karungu adora la sukuma wiki, letteralmente "spingi la settimana". Sukuma significa spingere, mentre wiki deriva dall'inglese week, settimana. Accompagnata dall'ugali, la polenta di farina bianca immancabile sulle tavole keniote, la sukuma wiki è così chiamata perchè talmente economica che chiunque può permettersi di acquistarla, anche i lavoratori occasionali che prendono la paga a fine settimana. Con 10 ksh si può comprare un sacchettino di 3 foglie di amara sukuma wiki tagliata fina fina.
Il mercato è circondato da una serie di negozietti in cui si può acquistare di tutto un pò: prodotti per la casa, carne, l'olio per cunicare venduto in bottigliette piccine, il burro tagliato in pezzi monouso, prodotti di bellezza, quaderni, penne e matite, collanine, carbone per il fornello, giocattolini, secchi per l'acqua e chi più ne ha più ne metta.
Uno dei venditori più carismatici propone rami, foglie, radici, sassolini e conchiglie per cure miracolose. Ma questa è un'altra storia.

In this picha: a sukuma wiki seller

Special thanks for these picha: Renata & Giuliano

martedì 4 maggio 2010

The rainy season

In this picha:
the "road" in front of Dala Kiye

In this picha: boda boda

In this picha:
some men pull out a lorry from the mud


In this picha: a muddy piki piki

E insomma piove. A sece raverse, come si suol dire. E, lo so, siamo nella stagione delle grandi piogge, per cui niente di strano. Ma la scorsa settimana ha piovuto davvero parecchio, e nel weekend non smetteva un attimo. Di buono c'è che le donne di Karungu non devono più farsi chilometri a piedi giorno dopo giorno per andare a prendere l'acqua dal lago. Basta mettere un secchio fuori casa ed è fatta. E i contadini saranno lieti di non doversi sbizzarrire per trovare un modo efficace di irrigare i campi. Ma, per il resto, la rainy season porta solo un gran scompiglio.
Chi ha bisogno delle cure dell'ospedale ci mette un tempo indefinito a raggiungere il St. Camillus, le donne che devono partorire ci pensano due volte e molte scelgono di far nascere il piccolo nella capanna: in bocca al lupo ai tanti Okoth e Akoth (koth = nato mentre pioveva, O se è maschio, A se è femmina) che faranno il loro ingresso nel mondo sotto una cascata d'acqua fresca. Karibuni!
Ad aprile la scuola keniota è chiusa: pioggia + strade impraticabili + pressochè niente da fare a casa = tra qualche mese la clinica prenatale accoglierà tante nuove future mamme, molte delle quali sotto i 16 anni.
Come un artista preso dallo schiribizzo della creatività, la pioggia fa e disfa le strade come le pare e piace, trasformando Karungu in una grande stazione termale a cielo aperto con fango praticamente ovunque e nessun effetto benefico se ci scivoli dentro, tranne suscitare gli applausi divertiti di chi assiste al simpatico diversivo. Perchè l'importante, nella vita, è cercare sempre il lato positivo della faccenda, anche se per trovarlo devi zigzagare nel pantano.