Arrivederci a queste strade che cambiano ogni volta che piove. Arrivederci al bush. Profondo bush. Arrivederci alla capanne di fango e legno, alle baracche di mabati, alle case di cemento che almeno sono fresche.
Arrivederci al mercato di Sori e ai suoi negozietti dove trovi di tutto (quasi) come da Reginato. Arrivederci all'odore di omena, ai maiali, alle capre che saltano sulle verdure finchè le donne non le cacciano via. Ma tanto ritornano.
Arrivederci ai pescatori, ai boda boda che vanno pole pole perchè glielo chiedo, all'omino che se gli chiedo di nuovo di ripararmi i sandali me li compra di tasca sua, alle signore delle stoffe e a quelle dei khanga, a chi ci vendeva banane, avocado e peperoni ogni settimana e (forse) pensava mangiassimo solo quello. Fino a quando abbiamo comprato anche le patatine fritte.
Arrivederci a Gino, ai gattini che non ho fatto in tempo ad addomesticare, alle scimmie che tra un pò le trovo sulla poltrona a farsi una banana split e me la offrono pure, ai lakeflies, agli uccellini che ora posso sentire, agli ippopotami che non sono mai riuscita a vedere, alle aquile pescatrici che si fanno sempre più vicine, alle mucche in giardino, per strada e ovunque tu vada, agli asini assonnati e sovraccaricati, ai cani tutti uguali ma forse il papà è uno solo ed è poligamo.
Arrivederci al chapati, ai green grams, all'ugali, al nyoyo, alla tilapia, al kuku, alle pannocchie arrostite, ai mandazi, ai samosa, al riso e al jiko. Arriverderci alle bananine, all'ananas, alla papaya, al mango, al passion fruit, all'avocado e pure alle mele e alle arance, che in Italia sono più buone ma per la fruit salad vanno benissimo, tanto si mescola tutto col succo tropical.
Arrivederci alla corsa col sole in faccia e la polvere agli occhi. Arrivederci alle "mie" bambine.
Arrivederci alla mosquito net e alla malaria, che sono già a quota tre e alla prossima gioco il jolly o passoparola.
Arrivederci alla Bajaj che non ha mai perso l'equilibrio nonostante tutte le volte che ho pensato fosse giunta la nostra ora (mamma, scherzo!!)
Arrivederci ai matatu che si sa quando si parte perchè è pieno ma non si sa quando si arriva. E il viaggio diventa quasi più interessante della meta, se non mi addormento per strada.
Arrivederci Karungu.
Erokamano.
Grazie alla mia ONG che mi ha dato un lavoro e la possibilità di trascorrere tre anni a Karungu.
Grazie al St. Camillus M. Hospital che mi ha accolta e mi ha offerto quella che è stata la mia home away from home. Grazie a father Julius, brother David, padre Emilio, father Martin e ai novizi. Soprattutto, grazie a Super(padre)Mario. Ti lascio la cocacola e il formaggio in frigo. Le carte sono al solito posto.
Grazie a padre Claudio e padre Gerardo di Kiranda, a suor Lucia di Macalder, a padre Avi e fratel Albano di Tabaka, a suor Olimpia, suor Lucia e suor MariaGrazia di Rongo per tutte le chiacchiarate e le risate e per tutto quello che fate da tantissimi anni in questo Paese che sento ormai un pò mio.
Grazie a Lovissimo e all'unica persona al mondo che lo dice.
Grazie a mamma Anna, papà Paolo, Eros, Morghi, Mo, Ico, Renè, Nancy, Eric, Matilde, Nicolò e a tutta la mia famiglia, in particolare le mie mitiche zie. Dicono in Africa: "Siamo quel che sono. Sono quel che siamo".
Grazie a Gino e a tutto il team. Nel cielo di Karungu brilla ancora di più.
Grazie a Te che porti pazienza nonostante tutte le volte che go tirà basso el Signore, a Madonna e tutti i Santi. E se ogni tanto fai scelte discutibili Tu, pensa gli uomini.
Grazie a Vale, Cri, Moka, Laura, Lara, Lorenza, Cri e Sonia per esserci sempre, anche quando sembra che non ci sentiamo mai. Grazie perchè c'eravate prima, durante e sicuramente anche dopo. Grazie perchè ve ciamerò "e tose" anca a 70 anni. Ve vojo ben. E ve strucco.
Grazie a MamaKenya, padre Alex, Andrea, MaTe, Julian, Nico, Davide, Giulia, Gabriella e Giuliano, Evelyn, i Valletti, Cristina, don Lucio, Fulvia, Isabella e a tutti coloro che ho conosciuto a Karungu e si sono rivelati persone preziose. Con alcuni ho condiviso solo una manciata di giorni, altri mi sono stati accanto a lungo per poi proseguire per strade diverse, altri ancora continuano a esserci e a farmi sentire forte la loro presenza. A tutti voi, grazie.
Grazie al Dala Kiye e a chi lo rende possibile: vedervi crescere e diventare grandi e forti mi fa credere che i miracoli possono ancora accadere.
Grazie ai miei co-worker e agli amici di Karungu: grazie a Meshack, Dominic, Manas, Symphrose, RoseMary, Lucy, Daniel, Boniface, Wilkista, Maria, Kevin, Andrew, Elicath, Ken, Daniel, Mary, Nancy, William, Paul, Maurice, Lillian, Teresa, Carolyne, Irene, Mary, Dorah, Frank, Florence, Viola, Irene, Joseph, Elisha, Job, William, Richard, George, Elizabeth, John, Kephas, Alila, Wycliff, Coath, Elizabeth, Beatrice, Peris e molti altri ancora. Grazie perchè avete reso possibile questo progetto. Perchè vi siete presi cura di me. Perchè mi avete offerto la vostra amicizia. Perchè mi avete accolto a casa vostra e alla vostra tavola. Perchè mi avete fatto ridere, arrabbiare, divertire e lavorare. Perchè avete reso Karungu un posto che non potrò dimenticare.
Grazie a Christine, Lauren, Amanda, Kayla, Liz ed Emily. Grazie per avermi fatto vedere la faccia sorridente del volontariato. L'America non è poi così lontana.
Grazie a don Luciano, don Renato, father Christopher, grazie a WelcomeToTheFamily e al BoysRanch. Grazie ai vostri ragazzi meravigliosi e alle vostre dolcissime ragazze. Grazie perchè a Nakuru ho preso alcune delle decisioni più importanti della mia vita. E l'avete resa più bella.
Grazie a Jimmy.
Ma soprattutto. Grazie a Biron, John, Alphons, Kevin, Bernard, Austin, Dominic, Silermina, Fidel, Mercy, Trezy, Steven, Ivone, Granton, Fred, Angelo, David, Lillian, Paul, Vivian, Conrad, Michelle e a tutti i bambini che ho incontrato in questi tre anni. Vi devo tutto. Tutto. Vi devo ogni carezza, ogni manina, ogni sorriso, ogni lacrima, ogni gioco inventato, ogni matita colorata, ogni canzoncina, ogni corsa, ogni risata, ogni Idhi nade? Adhi maber. Vi devo tutto quello che ho imparato. Vi devo tutto il mio bene. Take care.
Oriti Karungu, erokamano. Kwaheri Kenya, asante.
Perchè è un arrivederci mica un addio.
See you later.