martedì 10 agosto 2010

Scene da un matrimonio

Sabato 07 agosto, Anne e William sono convolati a nozze.
Anne è infermiera. William segue la contabilità dei gruppi Happen e Awake. Lui e Anne hanno due figli, una bambina di poco più di due anni e un maschietto nato l'anno scorso.
In Kenya, soprattutto nel Kenya rurale, è una situazione piuttosto comune. Anne e William, come molte altri giovani coppie, avrebbero voluto sposarsi qualche anno fa. Ma, c'era un ma. La dote.
A seconda della tribù di appartenenza, a seconda delle possibilità, e a seconda del "valore" della ragazza, il futuro marito deve pagare la famiglia della sposa. E fintanto che non salda il debito, non ci si può sposare. Tuttavia, il ragazzo può metterci anche anni. E nel frattempo nasce un bimbo, magari due. Ci si sente sposati, ma non lo si è. Così per William non c'era niente di strano quando la settimana scorsa mi ha detto: "My wife is coming to plan the wedding".
William e Anne sono Luhya, un gruppo etnico vicino di casa dei Luo, ma con differenze importanti, prima fra tutte la lingua. E non solo: la dote, per esempio, è meno onerosa per i Luhya che per i Luo. Per i primi il futuro marito deve pagare alla famiglia della sposa delle mucche. Nella tradizione Luo, invece, oltre alle mucche vanno aggiunte delle capre. A ricevere gli animali è il padre, mentre alla madre è destinata una cifra in denaro.
La dote è un aspetto imprescindibile in un rapporto a due, soprattutto per gli anziani e la comunità di appartenza, che non considerano la coppia stabile fintanto che non è stata pagata la quota stabilita. Talvolta è lo stesso sacerdote a rifiutarsi di celebrare il matrimonio prima che il debito sia stato saldato, perchè consapevole che la famiglia non è riconosciuta come tale dalla comunità.
Tuttavia, anche molti giovani considerano la dote importante, soprattutto qui nel bush. John mi ha spiegato che per lui: "pagare la mia famiglia di mia moglie è stato un segno di rispetto. Un modo per dire loro amo talmente vostra figlia e apprezzo così tanto quello che avete fatto in questi anni per darle un'educazione e dei valori che la rendono una buona moglie, che vi voglio offire qualcosa in cambio."
Oltre al lato romantico della faccenda, c'è anche quello pratico. "Se dopo un anno o due te ne vuoi andare e io non ho pagato per averti con me, lo puoi fare" mi ha spiegato Boniface. Tutti i miei tentativi di spiegargli che per me è inconcepibile restare con un marito che magari si rivela ubriacone e violento, come spesso capita da queste parti, solo perchè ha dato qualche mucca alla mia famiglia, sono andati a vuoto. Come i tentativi di spiegargli che posso restare tutta la vita con una persona, anche se non ha pagato per me, semplicemente perchè ne sono innamorata e perchè abbiamo deciso, insieme, di essere una famiglia. Il più simpatico è stato proprio William. Quando gli ho detto che in Italia nessuno paga i miei genitori per sposarmi, non è riuscito a celare il suo stupore. "What do you mean? They can take you... Free of charge?!" Ammetto che, messa così, la faccenda acquista tutto un altro significato!
Ma c'è poco da scherzare. Per alcune donne, è un disonore essere prese in sposa a poco prezzo. Un amico si voleva sposare quest'anno. Ma non è riuscito a pagare la dote. E da questo problema ne sono nati altri, che hanno portato la moglie a lasciarlo per tornare dai genitori con il loro bambino di un anno e mezzo. Lui è andato a parlare con la famiglia per vedere di sistemare la cosa, ma si è sentito rispondere: "Pay the girl, first".
Talvolta la moglie muore prima che la dote sia stata pagata per intero. Per un incidente, una malattia o, più spesso, per complicanze legate al parto. E allora il "marito" che fa? Chiede aiuto, si indebita, raccoglie soldi in qualche modo per saldare il conto, e seppellire la donna a casa. Perchè per la cultura Luo se il tuo corpo non ha un posto dove stare, anche la tua anima non troverà pace. E un uomo che non è riuscito neanche a pagare il prezzo della sua sposa, perde la faccia di fronte alla comunità.
Oggigiorno, per lo meno, ci si sceglie. Ci si incontra, ci si piace, si va dalla famiglia insieme. Qualche volta, poi, ci si innamora pure. Come è successo a William ed Anne. Che finalmente sabato si sono sposati.

In this picha: the bride, Anne

In this picha: the groom, William

Anne era molto agitata, William sorrideva dalla testa ai piedi. Emily, la testimone, indossava un abbagliante vestito rosa e viola, coordinata alle damigelle. I paggetti avevano camicia rosa e pantaloni neri, come i ragazzi più grandi, eleganti nelle loro camicie bianche. Richard, il testimone, portava un completo grigio abbinato allo sposo.
Il matrimonio è iniziato in perfetto african time. Dovevamo essere in chiesa alle 10 e abbiamo lasciato il Dala Kiye alle 12, per arrivare alla parrocchia di Kiranda con sole due ore di ritardo. La cerimonia si è prolungata per un altro paio d'ore nella chiesa più calda dell'East Africa, soprannominata non a caso "the oven". Quando ci siamo spostati nel giardino della missione, sembrava di essere approdati all'Eden. E i sorrisi degli sposi erano, in effetti, paradisiaci.

In this picha: just married!

Dopo le foto di rito, è seguito il pranzo, a base di tilapia, ugali, chapati, pollo, riso e sukuma wiki. Liz aveva preparato tre torte per gli ospiti: erokamano! E poi regali e fiumi di parole da parte di entrambe le famiglie, il tutto condito da abbondanti benedizioni e messaggi augurali per gli sposi.
Naturalmente, niente honey moon. William lunedì era già in ufficio da me, ma sorrideva ancora, dalla testa ai piedi.

In this picha: Anne's family

In this picha: William's family

In this picha: w a sposa!

In this picha: paggetti, damigelle & friends

Anne&William, congrats!

1 commento:

Amanda ha detto...

AWESOME pictures! Looks like it was a beautiful wedding!