La settimana scorsa, di ritorno dalla corsetta mattutina ho conosciuto Vivian, 12 anni, di Sori. Con lei c'erano anche un fratello e due sorelle più piccoli. Frequentano tutti la B.L. Tezza Primary School di Karungu: Vivian e il fratello sono in quarta, mentre le bambine sono iscritte rispettivamente alla prima e alla seconda classe. Vivian è la più grande e fa un pò da capogruppo e un pò da mamm: mentre chiacchiera con me, segue con lo sguardo gli altri perchè non restino indietro.
Lunedì li ho incontrati di nuovo, tutti e quattro. Abitando a Sori, questi ragazzini si fanno circa 7km al giorno per andare e tornare da scuola. Ma a Karungu non fa notizia. Se frequentano la primaria dei camilliani, significa che hanno perso almeno uno dei genitori. Purtroppo, anche questo a Karungu non fa notizia.
Lunedì mi hanno seguita per quasi 2km. Pensavo volessero chiedermi qualcosa o semplicemente farsi due risate di questa mzungu che fa finta di correre. Invece, mentre camminavamo verso l'ospedale e parlavamo del più e del meno, Vivian ha aperto la sua borsetta di plastica verde, ha preso e sbucciato un'arancia, e ne ha dato uno spicchio a tutti, me compresa.
Stupita, ho detto di no, grazie. Ma Vivian non si è data per vinta e mi ha offerto un piccolo mango, il mio frutto preferito. Non potevo rifiutare di nuovo, soprattutto davanti ai loro sorrisi a 397 denti. Ho provato a declinare, perchè mi sembrava una sorta di furto. Questi bambini, come tutti gli studenti della scuola di Karungu, ricevono la colazione e il pranzo al Dala Kiye [che ogni giorno fornisce due pasti a oltre 400 ragazzi], ma credo che molti di loro saltino la cena. Perciò, ho abbozzato un non molto convinto: "No, thank you." Ma Vivian mi ha risposto, con un sorriso che non lasciava repliche: "Take one. We have so many." Ne abbiamo tanti?!?! Ero senza parole. E così mi sono ritrovata con la mia faccia ebete a prendere il piccolo mango dalle sue mani e a ringraziare con un semplice: "Erokamano" ["Grazie" in dholuo]. Imbarazzata e commossa, ho provato il piacere della meraviglia. Padre Mario mi ha detto che in questa stagione ci sono molti frutti di mango, e capita che la gente te ne offra uno se ti incontra per strada. Per me resta comunque una bella emozionee.
Se penso al fantasmagorico budget di cui dispongo, alla facilità con cui buttiamo soldi per cose inutili, a tutte le volte che ci lamentiamo perchè non abbiamo abbastanza.. Mi sento piccola e sciocca accanto a Vivian e ai suoi fratelli.
In questi giorni sta per iniziare l'ultimo anno del progetto che seguo. Prepariamo dati, calcoliamo cifre, preventiviamo spese. E' una parte indispensabile perchè tutto vada a buon fine. Ma non posso non pensare che in fondo i numeri sono un pò un gioco, la vita vera la fai tu. Le parole raccontano la vita, i numeri [da soli] non dicono niente.
Vi faccio un esempio. Ecco tre numeri: 38, 11, 20. Cosa vi dicono? Niente, vero? Questa mattina, dopo un anno [non sto scherzando!] e un miliardo di parole in tre lingue, mama Julita [38 anni, vedova e sieropositiva, 11 figli] ha portato tutti i documenti e le foto per l'assicurazione sanitaria, così finalmente lei e la sua famiglia potranno ricevere cure gratuite [un anno di assicurazione per una famiglia intera costa meno di 20€].
Finchè ci sono bambini come Vivian, tutto ha un senso. E ne vale la pena.
Lunedì mi hanno seguita per quasi 2km. Pensavo volessero chiedermi qualcosa o semplicemente farsi due risate di questa mzungu che fa finta di correre. Invece, mentre camminavamo verso l'ospedale e parlavamo del più e del meno, Vivian ha aperto la sua borsetta di plastica verde, ha preso e sbucciato un'arancia, e ne ha dato uno spicchio a tutti, me compresa.
Stupita, ho detto di no, grazie. Ma Vivian non si è data per vinta e mi ha offerto un piccolo mango, il mio frutto preferito. Non potevo rifiutare di nuovo, soprattutto davanti ai loro sorrisi a 397 denti. Ho provato a declinare, perchè mi sembrava una sorta di furto. Questi bambini, come tutti gli studenti della scuola di Karungu, ricevono la colazione e il pranzo al Dala Kiye [che ogni giorno fornisce due pasti a oltre 400 ragazzi], ma credo che molti di loro saltino la cena. Perciò, ho abbozzato un non molto convinto: "No, thank you." Ma Vivian mi ha risposto, con un sorriso che non lasciava repliche: "Take one. We have so many." Ne abbiamo tanti?!?! Ero senza parole. E così mi sono ritrovata con la mia faccia ebete a prendere il piccolo mango dalle sue mani e a ringraziare con un semplice: "Erokamano" ["Grazie" in dholuo]. Imbarazzata e commossa, ho provato il piacere della meraviglia. Padre Mario mi ha detto che in questa stagione ci sono molti frutti di mango, e capita che la gente te ne offra uno se ti incontra per strada. Per me resta comunque una bella emozionee.
Se penso al fantasmagorico budget di cui dispongo, alla facilità con cui buttiamo soldi per cose inutili, a tutte le volte che ci lamentiamo perchè non abbiamo abbastanza.. Mi sento piccola e sciocca accanto a Vivian e ai suoi fratelli.
In questi giorni sta per iniziare l'ultimo anno del progetto che seguo. Prepariamo dati, calcoliamo cifre, preventiviamo spese. E' una parte indispensabile perchè tutto vada a buon fine. Ma non posso non pensare che in fondo i numeri sono un pò un gioco, la vita vera la fai tu. Le parole raccontano la vita, i numeri [da soli] non dicono niente.
Vi faccio un esempio. Ecco tre numeri: 38, 11, 20. Cosa vi dicono? Niente, vero? Questa mattina, dopo un anno [non sto scherzando!] e un miliardo di parole in tre lingue, mama Julita [38 anni, vedova e sieropositiva, 11 figli] ha portato tutti i documenti e le foto per l'assicurazione sanitaria, così finalmente lei e la sua famiglia potranno ricevere cure gratuite [un anno di assicurazione per una famiglia intera costa meno di 20€].
Finchè ci sono bambini come Vivian, tutto ha un senso. E ne vale la pena.
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