giovedì 26 marzo 2009

[...]

Martedì è morto Marco Formigoni. Lo conoscevo appena: un sorriso, qualche parola, forse un paio di colazioni assieme in via Meravigli. Ma conoscevo il suo lavoro di giornalista. Ieri ho riletto un suo articolo. Eccolo.

[...]Sono un papà preoccupato. Mio figlio ha 10 anni da pochi giorni. Sono preoccupato come tanti padri per quello che potrebbe succedergli quando tra qualche anno uscirà la sera; l’alcool, la droga, l’auto. Quando torni? Stai attento, non fare stupidaggini. Ti fidi, è tuo figlio…Non puoi mica rinchiuderlo perché hai paura. Ma se diventare grandi non è facile, vederli crescere fa anche un po’ paura.
Ma oggi sono preoccupato perché il mio ragazzo ha la pelle scura.
Guardo le foto di Abdul Guiebre sui giornali e gli occhi si spostano su quelle di mio figlio, qui sulla mia scrivania. Come sarà tra 5 o 6 anni? Ma soprattutto cosa avranno già sentito le sue orecchie? Comincia a succedere già oggi. Quest’estate in spiaggia, mentre lui giocava con altri bambini, un signore scocciato gli ha detto negro di merda. Ha fatto finta di non sentirlo; ma solo finta, perché poi me ne ha parlato e mi ha detto che ha pensato che quel signore fosse uno stupido ignorante. La cosa che mi ha fatto più male è che ho capito che si sta abituando alla stupidità, all’ignoranza. La prima volta che era successo che qualcuno lo apostrofasse con riferimenti al suo colore era stato un bambino: “Sei marrone come la cacca”. Erano stati pianti e lacrime. Qualche anno prima un tale l’aveva chiamato Bin Laden, ma per lui appena arrivato dal Brasile era una delle tante cose nuove e incomprensibili che gli stavano capitando per la prima volta, come la neve, gli spaghetti e o mia bela madunina.
Stasera tornerò a casa e gli racconterò di Abdul, leggeremo insieme il giornale e cercherò di spiegargli che cosa è successo. Ma non sono tanto sicuro di riuscirci. Perché dovrei dirgli che oggi ci sono persone che hanno paura di quelli con la pelle scura come la sua. Ma la colpa, amore mio, non è del colore della pelle, piuttosto di quello che quelle persone hanno nella testa e nel cuore. E a quelle persone bisogna spiegare che il colore della pelle non c’entra. [...]

Marco Formigoni, 15/09/08


venerdì 20 marzo 2009

La vita vale

Cosa succede che succede in giro
chi vede bianco chi vede nero
chi resta in casa chi se ne va in strada
che cosa conta che cosa è vero?
[...]
Che c'è chi vive nella povertà
fabbricando simboli di povertà
che un brevetto di una medicina
vale più della vita di una bambina
posso capire che così si salvaguarda il lavoro
vorrei vedere fosse figlia loro

[La vita vale, Jovanotti]

mercoledì 18 marzo 2009

Così fan [quasi?] tutti

Evoluzione di un leader [keniota e non solo..]

Tratto da: Daily Nation, 16 marzo 2009

sabato 14 marzo 2009

Tilapia

Dopo il chapati, sempre e solo in esclusiva per voi,
ecco una ricetta per la TILAPIA

1. Andare al mercato del pesce
a Sori alle 7:30
[così potete passare a salutare
i pescatori che rientrano
da una notte di lavoro]







2. Tagliare e pulire la tilapia








3. Salare la tilapia pulita








4. Lasciare riposare la tilapia al sole
[mi raccomando la bici]










5. Ricoprire la tilapia con un leggero strato di farina







6. Friggere la tilapia
con olio o burro








Et voilà: il pranzo è servito!

mercoledì 11 marzo 2009

Italo-keniota

Dopo Lucia ed Elena, rimaste a Karungu troppo poco, sono arrivati Gabriella e Giuliano, noti ai più come "I Bacheca", e Renata, che ci faranno compagnia fino a dopo Pasqua. Ad aprile, tra l'altro, ci saranno ben tre matrimoni, e ho già ricevuto il primo invito! Feston!!
A febbraio mi sono persa il compleanno di Nancy e la laurea del dr. Maro, ma spero vi siate divertiti e abbiate festeggiato a dovere.
Tra circa 20 giorni è un anno che sono in Kenya. A fine febbraio ho finalmente completato la trafila per avere la residenza temporanea: per tre anni sono italo-keniota. Mi manca solo la carta d'identità, che mi serve proprio visto che quella italiana mi è scaduta lo scorso agosto. Quelli dell'immigration office la stanno preparando e dovrebbe essere pronta a breve.. African times permettendo! In ogni caso non preoccupatevi (o non gongolate) troppo, che a giugno vengo in Italia: non posso mancare al matrimonio dell'anno (senza nulla togliere agli altri che convoleranno a nozze nel 2009.. Ma volete mettere la mia Comaruz che si sposa?!?!?!) E magari riesco anche a vedere qualche serata del mitico torneo di calcetto di San Zeno che quest'estate torna alla ribalta: complimenti tosi!

Thanks for this picha: Andrea :)

lunedì 9 marzo 2009

Non servirci dei poveri

Don Milani, lo cito a memoria, diceva che dobbiamo servire i poveri, ma stare bene attenti a non servirci di loro. [...]
Accettare le ingiustizie che creano la povertà, sfruttare i poveri, servirsi dei poveri per la propria gloria sono aspetti diversi di uno stesso male. E purtroppo la tentazione di servirsi dei poveri per i propri interessi è sempre presente, anche fra coloro che professano di servirli. Lo vediamo con evidenza nelle gigantesche macchine internazionali per combattere la fame e la povertà, in certe ONG, ma anche nella Chiesa.
Tutti conosciamo certi campioni dei poveri… e magari abbiamo dei sospetti. Ma non abbiamo nessun diritto di giudicare le motivazioni degli altri. [...]
Chi si mette in una posizione ideologica da “puro” rischia di diventare cieco tanto quanto coloro che sono accecati dall’egoismo, e di fare più errori degli altri.
Meglio non giudicare le intenzioni, e attendere di vedere i frutti – che possono essere solo persone e non cose - perché le motivazioni degli altri, specialmente quando si tratta di motivazioni che segnano una vita in modo profondo, sono sempre un mistero e, anche nel migliore dei casi, un insieme di slanci ideali ma senza mai escludere che possano essere presenti piccolezze, perfino di meschinità. E’ nella nostra natura umana. Ancora più pericolosamente, il nostro giudizio sugli altri rivela il nostro più intimo modo di pensare. Cosi chi ha accusato Madre Teresa di Calcutta di essersi servita dei poveri per costruire la sua immagine di santa, ha fatto certo più danno alla sua reputazione che a quella di Madre Teresa.
Nella nostre decisioni c’è sempre una dimensione di egoismo, e il tenerlo sotto controllo è un problema che si ripresenta sempre.
A volte, quando mi devo alzare al mattino molto presto per finire un lavoro, per scrivere un articolo, e magari il giorno precedente ho avuto gravi delusioni e problemi, devo fare uno sforzo cosciente e pensare ai bambini/e e ragazzi/e insieme ai quali sono impegnato a migliorare la loro vita e la mia per poter incominciare il giorno con entusiasmo. E allora magari mi sento con la coscienza a posto, mi convinco che sto facendo un servizio. Altre volte, quando va tutto bene, quando sono in giro coi bambini che riscuotono simpatia e affetto e arrivano aiuti per fare un progetto, costruire un’altra casa, devo continuamente (sforzarmi) per non pensare che in qualche modo tutto questo sia il risultato del mio lavoro, invece che un lavoro collettivo. E’ sempre difficile giudicare la motivazioni, anche le proprie: misurare la percentuale di dedizione, di servizio e quella di amor proprio e gratificazione.
E se analizziamo troppo, giudichiamo troppo, finiamo per paralizzarci, per non fare più niente. Il che potrebbe anche essere una bella scappatoia, ma non ci fa fare molta strada, nè a noi nè agli amici che ci sono vicini con i quali condividiamo il nostro faticoso quotidiano cammino.

Riflessioni di padre Kizito Sesana, Kenya, tratte dal suo blog:

Una vita in Africa

sabato 7 marzo 2009

Giorno dopo [dei risultati] degli esami

Martedì sono usciti i risultati degli esami finali della scuola secondaria. In Kenya è un momento importante: mercoledì sul quotidiano Nation la prima pagina riportava la foto di Mark Nyauma Maugo festeggiato dai compagni. E' il miglior studente del Paese. All'interno si trovavano tutti i primi 100 studenti di ogni provincia. Foto, commenti, articoli. E così anche nei giorni successivi. Ai complimenti, però, prevalevano le critiche. Non verso i ragazzi, ma verso il sistema scolastico. Quest'anno, infatti, i voti finali sono stati più bassi rispetto al passato. In parte, la causa va ricercata nelle violenze post-elettorali che hanno sconvolto il Kenya all'inizio dello scorso anno: le scuole sono rimaste chiuse a lungo, i programmi sono stati svolti in modo veloce per recuperare il tempo perduto. Non sono mancati gli scioperi e le proteste degli studenti. Non ci sono state vacanze e i ragazzi sono arrivati agli esami piuttosto stanchi. Inoltre, quest'anno sono aumentati i controlli per evitare imbrogli e sotterfugi, un problema lontano dall'essere risolto e che coinvolge anche alcuni insegnanti. Un altro aspetto negativo è lo scarso profitto delle ragazze: tra i primi 10 c'è una sola presenza femminile, Velma Nanyama Mukhongo. E' stata soprattutto la provincia di Nyanza, dove si trova Karungu, a registrare un basso numero di studentesse ammesse agli esami. Ciononostante, a Karungu i risultati sono stati motivo di festa: lo scorso novembre era la prima volta che gli studenti della B.L. Tezza partecipavano ai test finali della secondaria. Dei 40 alunni ammessi, 29 hanno ottenuto un risultato positivo. Di questi, 14 hanno raggiunto il punteggio necessario per andare al college, e 3 quello per l'università. Il primo della classe è Kennedy, seguito da Samuel, Naphtali e Sharon, la prima tra le ragazze. Good job!

In this picha: studenti della B.L. Tezza di Karungu

martedì 3 marzo 2009

Credere

Credere: è anche questo che la sostiene e le dà quella forza insensata di abbracciare il passato per placare il presente e costruire il futuro. Credere in Dio, nell'uomo, nella vita, in tutte le possibilità, per quanto fragili, che esistono in ogni persona. Finchè c'è vita. Credere in ciò che risolleva, in ciò che eleva, che fa crescere e nutre. Nella bellezza, nel riso, nella festa, nel dono, nell'amore. "Tutto ciò che è fatto con amore finisce sempre per trionfare. Un uomo che non ama ha mancato la propria vocazione di uomo."

Tratto da: Madre di diecimila figli, di Christel Martin

[Storia di Marguerite Barankitse e della Maison Shalom, Burundi]